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Home  >  Approfondimenti scientifici • News • Schede tecniche • Slider  >  Vipere italiane: come distinguerle dagli ofidi più innocui
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Vipere italiane: come distinguerle dagli ofidi più innocui

8 Agosto 2018

A cura di Alberto Petranzan

 

Il tema del riconoscimento dei serpenti in Italia costituisce un argomento caldo che ogni anno viene riproposto tra la tarda stagione primaverile e l’inizio di quella autunnale: come Associazione dedita alla salvaguardia dell’erpetofauna autoctona italiana ci viene spesso chiesto di rimuovere serpenti dai giardini delle abitazioni, ma la stragrande maggioranza di questi salvataggi si risolve nel ricollocamento di un animale totalmente innocuo.
Questo articolo ha lo scopo di fornire delle regole generali per cercare di capire se il serpente che ci si trova ad affrontare possa costituire effettivamente una minaccia e, in caso di incontro con ofidi velenosi, darà delle linee guida in modo tale che questa “conoscenza” risulti nell’esperienza meno traumatica possibile per entrambe le parti coinvolte.

 

In Italia sono presenti 18 specie di serpenti, tra queste solo 5 appartengono al genere Vipera, e sono: Vipera ammodytes, Vipera aspis, Vipera berus, Vipera ursinii e Vipera walser.

Queste sono i più famosi, ma non unici come vedremo, serpenti velenosi italiani. (2006, Bernini, Doria, Razzetti et al.)

 

Innanzitutto, per poter distinguere una vipera da un serpente non velenoso, è necessario sapere che aspetto hanno questi animali e, soprattutto, dove vivono:

Vipera ammodytes:

È forse la più caratteristica tra le specie elencate, per via dell’evidente corno presente sulla parte più rostrale del cranio dell’animale.

La distribuzione in Italia è limitata al Nord-Est, mentre in Europa spazia fino alla Turchia e all’Azerbaijan (2009, IUCN: Red List)

Vipera ammodytes. Foto: Mircea Nita @Flickr

Vipera aspis:

È la vipera più comune in Italia, il suo areale si estende in tutte le regioni, dal Trentino alla Sicilia (seppur parzialmente in quest’ultima) ad esclusione della Sardegna.
Possiede una sottospecie molto famosa, Vipera aspis francisciredi presente in Italia settentrionale, Svizzera, Croazia e Slovenia (2009, IUCN: Red List).

Vipera aspis. Foto: Grégoire Meier @serpenti-del-ticino

Vipera berus:

Comunemente nota con il nome di “marasso” è tra le specie più diffuse a nord del Pò, è talmente adattabile che esemplari di Vipera berus si possono trovare persino in Cina, Corea del Nord e in prossimità del Circolo Polare Artico!
(2008, The Reptile Database)

Vipera berus. Foto: @eventivalsesia

Vipera ursinii:

Una delle vipere più rare e più minacciate del nostro Paese.
In Italia è presente esclusivamente nelle alte praterie dell’Appennino Centrale, dove comunque la sua distribuzione è frammentaria, di fatto l’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura la considera già estinta in Austria, Bulgaria e, probabilmente, anche in Moldavia.

(2014, The Reptile Database)

Vipera ursinii. Foto: Nikola Rahmé @Flickr

Vipera walser:

È l’ultima vipera “scoperta” in Italia, essendo stata elevata a specie solamente nel 2016.
È difficile distinguere visivamente la Vipera walser dal già citato marasso (V. berus) infatti normalmente gli avvistamenti di V. walser si confermano giudicando dal luogo di ritrovamento dell’animale, essendo questa una specie che in Italia si trova solamente in un’area ristretta delle Alpi Occidentali nei pressi di Biella, oppure tramite l’osservazione della disposizione delle placche craniali e tramite analisi genetiche. (2016, Meier)

Vipera walser. Foto: Grégoire Meier @serpenti-del-ticino

 

Già dando un’attenta occhiata alle foto appena riportate il lettore più attento potrebbe aver notato dei tratti distintivi tipici degli ofidi del genere Vipera, ora però li vedremo più nel dettaglio e in comparazione con le caratteristiche fisiche degli altri serpenti italiani.
Quando ci troviamo dinnanzi a un serpente e vogliamo evitarne l’incontro il più possibile una buona regola è quella di ignorare l’animale: i serpenti infatti non cercano il confronto con l’uomo e tendono a fuggire appena viene data loro l’opportunità di farlo, mentre azioni come camminare verso l’animale, cercare di intrappolarlo non lasciandogli vie di fuga o stuzzicarlo con un bastone, seppure non con l’intenzione di ferirlo, vengono interpretati come un tentativo di predazione da parte nostra e, mentre la maggior parte dei serpenti cercherà comunque di fuggire, ci sono alcune specie che seppur innocue potrebbero cercare di combatterci.
Nel caso in cui l’ignorare l’animale non fosse un’alternativa possibile, magari perché vogliamo fare una foto per passione o solamente per poter segnalare con precisione la presenza del serpente alle autorità che poi si incaricheranno della rimozione dello stesso, ci sono delle caratteristiche anatomiche alle quali prestare attenzione:

1- L’occhio:

i serpenti del genere Vipera posseggono tutti la pupilla verticale, simile a quella del gatto domestico, per intenderci. Questo è dovuto all’attività predatoria crepuscolare e prettamente terricola dell’animale, è infatti raro vedere una vipera cacciare in pieno giorno e nel mezzo di una radura, mentre magari è più comune trovarne in attività la mattina presto o verso sera, ancor più probabile nei pressi di qualche anfratto, dove le vipere generalmente passano le ore più calde della giornata o dove tendono imboscate alle prede di passaggio.
I serpenti più innocui, almeno in Italia, tendono invece ad avere una pupilla circolare, come quella del saettone qui in foto (Zamenis longissimus).

Zamenis longissimus: si può apprezzare la tipica pupilla circolare. Foto: Davide Rufino @YouTube

Ci sono però in Italia un paio di eccezioni a questa regola: una è costituita da Telescopus fallax, un serpente dalle abitudini notturne che si può trovare nell’estremo Nord-Est italiano e che presenta la pupilla orientata in senso verticale e, nonostante sia dotato di veleno, non costituisce alcun pericolo per gli uomini, soprattutto per via della sua dentizione opistoglifa e dell’innocuità della tossina che produce. L’altra eccezione è rappresentata da Malpolon monspessulanus, un lungo serpente lamprofide dall’indole aggressiva, ma dal veleno dalla bassa reattività e dalla dentizione opistoglifa, il quale presenta la pupilla rotonda.

Telescopus fallax Foto: Jp Vacher @Flickr

 

Malpolon monspessulanus Foto @freenatureimages

2- La testa:

le vipere si contraddistinguono per la testa di forma triangolare, piatta, ben distinta dal collo e ricoperta da placche piccole ed irregolari, mentre gli altri serpenti innocui italiani hanno un capo di forma più allungata e affusolata, meno distinguibile dal collo e con placche grandi, lisce ed irregolari.
A volte, però, i serpenti nostrani innocui cercano di imitare le vipere quando si trovano in situazioni di pericolo, sperando di essere lasciati in pace dai predatori: questo è il caso di serpenti acquatici del genere Natrix, in particolare Natrix maura utilizza tanto spesso questa tecnica da essersi guadagnata il nome di “natrice viperina” e pure Natrix natrix è stata vista adottare questa tecnica, per quanto generalmente preferisca fingersi morta applicando la tecnica della tanatosi.

Testa di Natrix maura, appiattita per sembrare più minacciosa

3- Le squame:

le squame delle vipere sono generalmente più carenate di quelle degli altri serpenti italiani, ovvero sono divise per la lunghezza in due metà da una specie di cresta che conferisce alle placche l’aspetto della carena di un’imbarcazione.
Nell’angolo in basso a destra della foto qui presente si possono apprezzare perfettamente le squame carenate di Vipera berus e, se facciamo attenzione alla testa dell’animale, è possibile contraddistinguere la tipica forma a triangolo e le placche cefaliche piccole ed regolari.

Testa di vipera. Foto: Grégoire Meier @serpenti-del-ticino

4- Il corpo:

tutte le storie che potreste o meno aver sentito riguardo a vipere di dimensioni pantagrueliche sono sicuramente false, infatti un trucco per distinguerle dagli altri ofidi innocui è considerare le dimensioni dell’animale: nessuna vipera italiana supera i 90cm di lunghezza.
In più, il corpo della vipera è tozzo e nell’area cloacale è facile distinguere l’inizio della coda, essendo questa breve e sottile.

Il corpo dei serpenti innocui italiani è affusolato e spesso la coda non si può distinguere dal corpo.
In foto, coda di vipera con il tipico “stacco” a livello della cloaca.

Coda di vipera. Si apprezzi la differenza di sezione. Foto: @veterinariogennaro

5- Il morso:

nella malaugurata ipotesi che riceviate un morso di serpente e non siete sicuri della pericolosità dello stesso è utile ricordare che le vipere italiane sono velenose in quanto dotate di due prominenti denti veleniferi che si localizzano all’inizio della bocca.
Le ferite prodotte dal morso di vipera (disegno a destra) sono caratterizzate da due forellini, prodotti dai denti veleniferi, talvolta seguiti dai segni dei denti più piccoli, mentre le ferite prodotte dal morso di un serpente innocuo producono piccoli forellini, disposti come in figura (disegno a sinistra).

Segni di morso di serpente innocuo (a sinistra) e di vipera (a destra)

 

Concludiamo quindi questo articolo con alcune considerazioni sulle vipere italiane.

Va detto che, in condizioni normali, questi serpenti non costituiscono un problema per un adulto sano. Prendendo come esempio Vipera aspis, la LD50 del suo veleno (ovvero la dose di veleno risultata letale nel 50% dei soggetti di studio) è di 1mg/kg (1973, Brown J. H.) questo significa che se in laboratorio hanno somministrato a 100 cavie il veleno al dosaggio di 1mg di tossina per kg di peso del soggetto di sperimentazione, solamente 50 di queste cavie sono morte.
In realtà, un morso di Vipera aspis può contenere tra gli 8 ed i 20mg di veleno, questo significa che se prendiamo un soggetto umano adulto di un peso indicativo di 60kg e gli somministriamo la dose massima di veleno inoculabile da una vipera, la dose effettiva ricevuta dal soggetto sarà di soli 0,33 mg/kg di tossina, ovvero un terzo della Dose Letale 50.

In caso la matematica non vi avesse rassicurato, c’è sempre da considerare che il veleno è una risorsa preziosissima per le vipere: senza di esso non sarebbero in grado di cacciare e, conseguentemente, sopravvivere, in più il veleno è costituito da un cocktail di proteine, le quali richiedono una certa dose di energia per essere sintetizzate, ecco spiegato quindi perché spesso gli attacchi di vipera si risolvono in “dry bites”, ovvero in morsi in cui l’animale decide di non inoculare veleno per preservare le proprie riserve dello stesso e di energie.

In generale, quelli che sono più a rischio quando morsi da una vipera sono gli animali domestici ed i bambini sotto i 20kg di peso proprio per questa loro caratteristica, gli anziani ed i soggetti allergici, in quanto in caso di reazione anafilattica la serietà dell’attacco potrebbe aumentare esponenzialmente.
Secondo il sito di National Geographic Italia, negli ultimi 10 anni meno di 10 casi di morso da parte di vipera sarebbero risultati letali, una statistica incoraggiante se paragonata ai, circa, 10 decessi all’anno dovuti a punture di calabroni, vespe o api. (Martinelli, 2018)

 

Comunque sia noi dell’Associazione APAE capiamo che ci possa essere paura nei confronti di questi animali, ciononostante invitiamo al rispetto di tutta la fauna autoctona e speriamo inoltre che questo articolo possa risultare utile per la sicurezza sia delle persone che dei serpenti nostrani, nostri validi alleati nella lotta contro animali infestanti che possono portare malattie anche gravi, come i topi.

Ricordate: niente bastonata, basta una telefonata!

 

Serpenti Padova: recuperi rettili e adozioni

Bibliografia:

  • Brown, J. H. (1973). Toxicology and Pharmacology of Venoms from Poisonous Snakes. Springfield, Illinois: Charles C. Thomas. 184 pp. LCCCN 73-229. ISBN 0-398-02808-7.
  • Bernini F., Doria G., Razzetti E., Sindaco R. (Ed.). (2006). Atlante degli Anfibi e dei Rettili d’Italia. Edizioni Polistampa.
  • www.iucnredlist.org, consultato il 7/8/2018
  • http://reptile-database.reptarium.cz, consultato il 7/8/2018
  • Meier G. (2016), http://www.serpenti-del-ticino.com, consultato il 7/8/2018
  • Martinelli F. (2018), http://www.nationalgeographic.it/natura/notizie/2018/06/10/news/morso_di_vipera_i_rischi_reali-4013119/, consultato il 7/8/2018

 

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