A cura di Giulia Raissa Agnolon
Anfibi e rettili, odiati o amati che siano, sono senza dubbio tra le creature più strane e sorprendenti del nostro pianeta. Tra di loro c’è l’animale più tossico del mondo, il vertebrato più piccolo della terra, e tanti altri primati. Addentriamoci assieme nell’erpetologia da record.
- Morsi, veleni e tossine. Chi sono i più letali?
Uno dei record più dibattuti è quello del serpente più mortale del mondo. Più di una specie concorre a questo primato, ma definire chi davvero si merita il primo posto non è così semplice. Il problema sta nel fatto che si può misurare il grado di pericolosità in diversi modi, infatti il serpente con il veleno più letale può non avere molte occasioni di sfruttarlo e risultare statisticamente poco pericoloso; d’altra parte, un serpente meno velenoso ma più aggressivo e più comune può accaparrarsi facilmente il record.
L’India è lo stato in cui si registra il maggior numero di decessi all’anno a causa di morsi di serpenti velenosi quali il cobra indiano (Naja naja), il krait comune (Bungarus caeruleus), la vipera di Russel (Daboia russellii), e la vipera rostrata (Echis carinatus). Chiamati non a caso “i fantastici quattro”, sono effettivamente tra gli ofidi più pericolosi, ma nessuno di loro ha il veleno più letale del mondo. La loro pericolosità è determinata soprattutto dalla facilità di incontrarli. Nei paesi asiatici, infatti, serpenti come questi frequentano i villaggi e le città perché attirati dalla concentrazione di topi e ratti, a loro volta attirati dalle immondizie e dal degrado che spesso circonda le metropoli che sorgono in mezzo alle foreste.

Il serpente con il veleno più potente del mondo è invece il taipan (Oxyuranus microlepidotus), il cui singolo morso inietta una quantità di tossina in grado di uccidere fino a 100 persone e che impiega solo 30 minuti per agire. Bisogna però dire che, nonostante il suo record in fatto di velenosità, non è nemmeno questo il serpente più letale del mondo; il taipan, infatti, vive nelle remote zone aride dell’entroterra australiano ed è di indole estremamente timida, fattori che rendono il suo incontro, ed il suo morso, eventi piuttosto improbabili.

Il record per il serpente più letale del mondo, quello che statisticamente miete più vittime ogni anno, spetta al mamba nero (Dendroaspis polylepis). Agile e scattante, può muoversi su terra ad una velocità di 20 km/h, è inoltre di indole fiera e determinata, non teme l’uomo e, al contrario della maggior parte dei suoi colleghi, predilige l’attacco alla fuga. Velenosità, aggressività, velocità e facilità di incontro. Sono questi gli ingredienti che lo rendono il più temibile tra gli ofidi.

I morsi, però, possono essere molto pericolosi e letali anche in assenza di veleno. È il caso di tutti i grandi predatori del regno animale, tra cui, uno dei più temuti è senza dubbio lo squalo bianco (Charcharodon chararius) che, tuttavia, non detiene il titolo del morso più forte del mondo. Chi può battere il temibile predatore dei 7 mari? Solo lui può: il più grande rettile vivente, 7 metri di lunghezza per una tonnellata e mezzo di peso. Sto parlando del coccodrillo marino (Crocodylus porosus) le cui falangi applicano una forza di oltre 16.000 newton! Per avere un confronto, il morso di un leone esercita una pressione massima di 4.000 newton. Un vero e proprio morso da record quello del coccodrillo marino; nulla, però, in confronto a quello di un altro rettile, oggi estinto, il Tirannosaurus rex, il cui morso si stima possa avere avuto una potenza di quasi 60.000 mila newton!

Ci sono poi animali che non mordono affatto, ma sanno essere altrettanto letali. La rana freccia dorata (Phyllobates terribilis) è un piccolo dendrobatide originario della Colombia, il quale misura solo pochi centimetri e pesa pochi grammi, ma nella sua pelle contiene una delle sostanze più letali al mondo: la batracotossina. Ogni individuo di questa specie possiede una quantità di tossina pari a circa 1 milligrammo. Vi sembra poco, vero? Eppure tale dose è più che sufficiente per uccidere fino a 20.000 topi da laboratorio, oppure 10 esseri umani. Sono ben consapevoli della pericolosità di questa piccola creatura gli indigeni della Tribù degli Emberà, i quali usano tradizionalmente strofinare le punte delle loro frecce da caccia sulla pelle della rana per trasformarle in dardi velenosi. Un solo leggero sfregamento mantiene le frecce utilizzabili (e letali) per oltre due anni. Piccola e affascinante, la rana freccia dorata non è solo la più tossica tra le rane, o tra gli anfibi, ma è in assoluto l’animale più tossico conosciuto al mondo!

- Pesi massimi e pesi minimi del mondo animale
Qual è il serpente più grande del mondo? Come nel caso del più pericoloso, abbiamo un disguido con la terminologia. Il record, infatti, è conteso tra due specie, che sono entrambi i serpenti più grandi del mondo, ma in maniera diversa. L’anaconda verde (Eunectes murinus), senz’altro la più famosa, è il serpente più grosso esistente, la sua stazza è impressionante e può arrivare a pesare fino a 250 kg. Ma in termini di lunghezza non detiene il primato. La leggenda narra di un esemplare di anaconda verde lungo ben 9 metri, sul quale, all’inizio del ventesimo secolo, era stata posta una taglia di 50.000 dollari. Un simile gigante, però, non è mai stato rivenuto, gli unici dati comprovati riportano che l’esemplare di anaconda più lungo mai misurato era grande 6 metri.
Sul primo posto del podio per serpente più lungo del mondo troviamo il pitone reticolato (Python reticulatus), il cui individuo più grande mai trovato misurava attorno ai 7 metri di lunghezza, forse anche di più, considerato che, a quanto dicono, il serpente in questione non era molto collaborativo nel farsi prendere le misure.

Tra i giganti non possiamo non citare la rana Golia (Conraua goliath), che porta con orgoglio questo nome e detiene il titolo della rana più grande del mondo. Questo anuro vive in Africa e può raggiungere una lunghezza di 33 centimetri da muso a cloaca, e fino ad 80 centimetri con le zampe estese, per un peso che può superare i 3 chilogrammi. Non è difficile immaginare per quale motivo questa rana sia molto diffusa nella tradizione culinaria del Camerun e della Guinea Equatoriale. La sua stazza abbondante e le sue carni delicate sono motivo di una cattura molto intensa, che ad oggi ha reso la specie a rischio di estinzione.
Al secondo posto nella classifica degli anuri giganti troviamo il rospo delle canne (Rhinella marina), il cui esemplare più grande rinvenuto misurava 25 centimetri. Si tratta di un rospo davvero tosto! Le sue grandi dimensioni e la sua robustezza, associate alla tipica tossicità dei Bufonidae che non li rendono facili prede, lo hanno reso una delle peggiori piaghe in termini di specie invasive. Originario del Sudamerica, il rospo delle canne è stato introdotto dall’uomo in altre terre, come l’Australia e il Giappone, con la speranza che potesse essere un’arma di lotta biologica contro gli insetti che parassitano le piantagioni di canna da zucchero, da qui il nome di rospo delle canne. Come capita spesso nelle introduzioni, però, nessuno aveva considerato gli effetti collaterali. Nessuno ha pensato cosa avrebbe potuto comportare immettere una specie alloctona in un ecosistema naturale che non aveva previsto, in termini evolutivi ed ecologici, la presenza di un essere con tale potenziale, e quindi un ecosistema disarmato ed impossibilitato a contrastare il potenziale invasivo della nuova specie. In realtà ci voleva poco a calcolare che un animale di tali dimensioni fosse in grado di mangiare non solo insetti, ma anche piccoli mammiferi, uccelli, rettili e altri anfibi. Ed è così che oggi il rospo delle canne sta causando un drastico calo della fauna minore autoctona delle zone di introduzione.

Tutto al contrario, anche il record del più piccolo vertebrato del mondo è di un anfibio. Si tratta di una minuscola rana, talmente minuscola che il suo habitat naturale non è la foresta, ma la lettiera di foglie della foresta. La Paedophryne amanuensis, scoperta di recente in Papua Nuova Guinea, misura solo 7 millimetri! Nonostante le modeste dimensioni, i maschi di questa specie, sono in grado di emettere canti molto acuti per richiamare ed orientare le femmine nell’immenso labirinto che per loro rappresenta il sottobosco.

- I più strabilianti
Limitarsi a descrivere anfibi e rettili in base alla loro dimensione o alla loro pericolosità è estremamente riduttivo. Sono animali talmente sorprendenti che possiamo trovare in loro un gran numero di caratteristiche e peculiarità strabilianti, degne di record.
Per esempio, chi ha la lingua più lunga? Nel regno animale il primato è detenuto dalla balenottera azzurra con una super-lingua di 6 metri. Ma, a dire il vero, le lingue più lunghe del mondo, relativamente alle proporzioni corporee, le troviamo tra i camaleontidi (Chamaleontidae). Il camaleonte è un animale timido, piuttosto lento, non ama la vita sociale e preferisce vivere un’esistenza tranquilla senza farsi notare troppo; addirittura muove i suoi occhi in tutte le direzioni pur di limitare i suoi spostamenti. Quando si tratta di cibo, invece, mostra il suo potenziale esplosivo: queste strane lucertole possono far schizzare la lingua fuori dalla loro bocca per una lunghezza pari a 2 volte e mezzo quella del loro corpo. Molto lunga, ed anche molto veloce (si estroflette in soli 0.07 secondi), ma soprattutto appiccicosa, cosa che consente al camaleonte di prendere con la sola punta della lingua prede grandi quanto il 15% del suo peso corporeo.

Sempre a proposito di lingue, quella più veloce del pianeta appartiene ad una salamandra: il geotritone del Sierra Nevada, Hydromantes platycephalus, che addirittura si è guadagnato il titolo di animale più veloce della terra. Questo piccolo abitante delle grotte riesce a individuare la sua preda, aprire la bocca, estrarre la lingua, catturare e cominciare a masticare la preda, nell’arco di tempo in cui noi effettuiamo un singolo battito di ciglia.
Già citata nell’articolo “Erpetologia degli ambienti estremi”, la Rana sylvatica si guadagna la medaglia d’oro come l’animale terrestre più duro a morire. Questa piccola e apparentemente poco interessante rana di bosco è in grado di fare una cosa che nessun altro animale può: resuscita! Vive tutto l’anno nelle foreste di conifere dell’Alaska dove le temperature invernali raggiungono i -18 °C. Cosa pensate possa succedere ad un animale a “sangue freddo” quando viene esposto a simili temperature? Congela. Esattamente. La R. sylvatica entra nel torpore invernale, il gelo la raggiunge e i suoi tessuti iniziano a congelare. Ma alla rana non importa, ha un’arma segreta: delle molecole che agiscono da crioprotettori (una sorta di antigelo), consentendo all’anfibio di lasciar congelare il suo corpo fino al 60% e poter poi “resuscitare” in primavera totalmente illesa.
C’è poi l’axolotl (Ambystoma mexicanum), la salamandra che conosce il segreto dell’eterna giovinezza. Gli individui di questa specie spendono la loro intera esistenza nella forma giovanile, o meglio, nella forma larvale, avendo anche la capacità di riprodursi. È il fenomeno della neotenia. Solo occasionalmente possono effettuare la metamorfosi e diventare salamandre nella forma definitiva. Non credo sia esagerato definirli animali dai super poteri, soprattutto considerato che, oltre ad essere eternamente giovani, possiedono anche il potere della rigenerazione degli organi. Non solo riescono a far ricrescere completamente zampe, coda o branchie, ma sono in grado di rigenerare anche organi sensibili come i loro occhi o addirittura parte del loro cervello.

Per concludere con una nota dolente, ma necessaria, mi dispiace informarvi che sembra essere proprio degli anfibi il record degli animali più a rischio di estinzione. Secondo le valutazioni ufficiali della IUCN il 41% di tutte le specie di anfibi note alla scienza sono in pericolo. Tuttavia, recentissimi studi affermano che queste stime sono poco aggiornate (dati dichiarati nel 2016 e raccolti nei 15 anni precedenti), per questo decisamente ottimiste. È difficile stimare con esattezza la gravità della situazione, poiché i censimenti sono ancora in corso e durano diversi anni, ma i ricercatori che se ne stanno occupando dichiarano che, con “buona” probabilità, le specie di anfibi a rischio saliranno presto oltre il 50%! La parte più amara è che negli ultimi anni sono state scoperte fino ad un migliaio di nuove specie tra anuri, urodeli e cecilie, la maggior parte delle quali sono state subito inserite nelle categorie a rischio, e ci sono, inoltre, specie che si sono estinte ancora prima che potessimo conoscerle.
Fonti e approfondimenti:
D. Couzens, “Extreme Animals” – 2015, Reed New Holland Publisher
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