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Schede allevamento

I Tegu

19 Ottobre 2017
Scheda allevamento Tegu

Premessa

a cura di Alberto Petranzan

Questo articolo tratterà solamente della descrizione dei tegu più diffusi nel mondo della erpetofilia italiana, ovvero si parlerà di caratteristiche fisiche, areali di distribuzione e metodi per riconoscere i vari esemplari. Qualunque riferimento, comunque marginale, all’allevamento di queste specie sarà risultato dell’esperienza diretta degli allevatori che citerò alla fine dell’articolo.

Per ulteriori approfondimenti di rimanda al gruppo tematico TEGU ITALIA on Facebook

 

“Chi è” un Tegu?

Nonostante quando si parli di “tegu” il terrarista pensi ad un massimo di due generi di animali, nella fattispecie Tupinambis e Salvator, prima di iniziare questo articolo è bene comprendere che diversi genera sono ascrivibili alla famiglie dei teidi.

Tali animali vivono in habitat differenti, ma si riconoscono per delle caratteristiche comuni, quali: zona di provenienza, in particolare tutti i tegu sono originari del centro-sud America, e l’essere creature opportunisti “dall’attitudine predatoria”.
Come accennato precedentemente, in realtà diversi generi di sauri fanno parte della famiglia dei teidi, animali con dimensioni tra le più varie e che occupano habitat i quali spaziano dalle aree desertiche ai bacini acquatici.

Possiamo quindi distinguere 10 generi: i due “classici” Tupinambis e Salvator già citati, i quali comprendono, per esempio, i più allevati T. teguixin e S. merianae. Questi rettili saranno quelli meglio trattati nell’articolo.
Il genus Callopistes dei tegu nani, i quali, a dispetto del nome, non sono i più piccoli in natura, questa caratteristica spetta infatti agli animali del genere Dicrodon.
Tra i tegu con più affinità con l’acqua troviamo i genera Dracaena e Crocodilurus, il quale conta una sola specie, ovvero C. amazonicus: il tegu che in assoluto si è meglio adattato al suo elemento, tanto da presentare una coda schiacciata simile a quella dei coccodrilli e che usa allo stesso modo.
Troviamo poi il genus Ameiva, gli appartenenti del quale vengono chiamati “jungle-runners”, anche se al giorno d’oggi non è più la sola giungla l’habitat di questi animali, visto che A. ameiva è stata introdotta in Florida, come anche altri tegu.
Il genus di più recente “creazione” (2002) è “Aspidoscelis” che significa, letteralmente, “gambe scutate”. In fine si trovano i generi Teius e Kentropyx, ai quali appartengono animali di piccole dimensioni che si nutrono principalmente di ragni ed insetti e che usano come prima arma di difesa la lunga e sottile coda a mo’ di frusta, da tale caratteristica ereditano il nome comune di “whiptail lizards”.

(Dicrodon guttulatum)

 

I Tegu nella terraristica

 

Nel mercato italiano le specie più comuni di tegu sono presenti da almeno 20 anni. In Italia, con il divieto di detenzione degli animali pericolosi, datato 1996, i tegu hanno guadagnato sempre maggiore popolarità essendo gli animali detenibili morfologicamente più vicini ai vietati varani. Tra tutte le 140 specie di teidi presenti in natura, solo 3 sono quelle che si sono adattate meglio alla vita in cattività: Salvator merianae, Salvator rufescens e Tupinambis teguixin.

Negli ultimi anni godono di una reputazione sempre maggiore per via della loro intelligenza, la quale, soprattutto nel caso di S. merianae, li porta a stabilire un rapporto di fiducia con il proprietario più simile a quello che intercorre tra l’uomo ed un vero e proprio animale da affezione, rapporto che comporta una serie di pro e contro che non discuteremo qui.

Analizzeremo ora, nel rispetto delle indicazioni riportate nella “Premessa”, le principali specie di tegu e le loro “localities”, qualora ce ne siano.

1) Salvator merianae (ex merianae, Argentine Black and White Tegu)

Questa specie abita l’Argentina e il Paraguay orientali, l’intero Uruguay ed una piccola area al confine tra il Brasile e l’Uruguay.

Diverse “locality”/varianti di questo animale sono state descritte, tra le più famose ci sono: Blackhead -con la testa nera-, Black nose -con il naso nero- e il Chacoan Giant: dal colore più bianco rispetto ai normali S. merianae, raggiunge dimensioni più imponenti e si trovano solo a Chaco, in Argentina[1].

Questo animale viene chiamato “Tegu bianco e nero argentino” per essere differenziato dal “Tegu bianco e nero colombiano”, nome comune di T. teguixin, specie per la quale spesso il nostro S. merianae viene spacciata da venditori disonesti. Per distinguere questi due animali differenti, soprattutto dal punto di vista caratteriale, si può fare riferimento alla forma delle squame e alla loro conta: S. merianae presenta, infatti, due paia di squame loreali[2], mentre T. teguixin solo uno.

Mentre la femmina misura dai 90 ai 120cm, il maschio misura dai 120 ai 150.

Tutte queste “varianti” ogni anno vanno in letargo per un periodo della durata di 3-6 mesi, il quale nell’habitat d’origine coincide con i mesi da Aprile a Settembre, e che in genere è accompagnato da temperature tra i 10 e i 15 ° C.

I motivi della riclassificazione, dovuti ad uno studio del 2012 basato su 137 differenze[3] morfologiche, verranno meglio esplicati in seguito.

 

 

2) Salvator merianae ( Variante Blu, Tegu Blu)

La decisione di trattare questa locality separatamente è dovuta al fatto che tra gli allevatori che studiano attivamente S. merianae c’è ancora il dubbio che i Tegu Blu siano effettivamente una vera specie a sé stante[4].

Questi particolari tegu si trovano in una striscia di territorio limitata che attraversa il Brasile e, in particolare, nell’isola di Fernando De Noronha. Questa locality di S. merianae giunse nell’isola nel 1950, quando i locali la importarono per decimare la popolazione di ratti ivi presente. I tegu si ambientarono così bene da risultare a loro volta una piaga, tanto da essere essi stessi vittima di pulizia da parte della popolazione.

I Tegu Blu presentano un diverso pattern sul naso rispetto alle altre varianti di S. merianae e, in più, alla nascita non presentano il caratteristico colore verde, anzi sono grigi con riflessi blu, dai quali prendono il nome. Tale bagliore viene conservato fino all’età adulta, anche se in quantità minore.

Oltre a tali differenze morfologiche, questi rettili sono differenti dai parenti continentali per il range di temperature in cui vivono e che possono tollerare: i Blu richiedono temperature più elevate, tanto da non andare in letargo durante il periodo invernale.

Altra differenza importante tra i due teidi sono il tasso di crescita e le dimensioni massime: le femmine raggiungono i 110cm ed i maschi 130, risultando più piccoli dei merianae, ma pare che godano di un tasso di crescita accelerato, di fatto dopo appena un anno raggiungono la dimensione massima e le femmine cominciano a deporre le prime uova, mentre addirittura qualche mese prima i maschi possono scaricare i tappi di sperma.

Una femmina di Blu Tegu può essere riprodotta in sicurezza ai due anni d’età, mentre per le femmine di merianae e rufescens è prudente attendere anche fino al quarto anno di vita.

 

3) Salvator rufescens (ex T. rufescens, Tegu Rosso, Red Tegu)

Questa specie abita l’Argentina e il Paraguay occidentali.

Per quanto concerne l’aspetto di questi sauri è interessante notare come la presenza e la quantità di pattern siano caratteristiche che possono indicare la provenienza dei Tegu Rossi rispetto al loro habitat di appartenenza: più ci si sposta verso Nord e più il pattern sarà evidente, mentre se si prosegue verso Sud il pattern va via via sparendo in favore di un colore più tendente al rosso scuro[5].

Le femmine possono essere lunghe tra i 90 e i 110 cm, mentre i maschi tra i 110 e i 130.

Ogni anno questi animali vanno in letargo per un periodo variabile dai 3 ai 6 mesi ad una temperatura compresa tra i 15 ed i 18 gradi centigradi.

4) Tupinambis teguixin (Tegu Dorato; Gold Tegu; Colombian Black and White Tegu)

T. teguixin si trova in un areale molto ampio: Perù, Ecuador, Colombia, Venezuela, Guyana, Suriname e le isole circostanti.

Come per il Tegu Blu, non c’è bisogno di mandare in letargo questo animale in cattività, poiché nemmeno in natura è uso a questa pratica.

Similmente a quanto accade a S. rufescens, pare che il pattern di questo tegu vari a seconda dell’area di provenienza: più ci si muove verso Sud e più l’animale è nero, facendolo assomigliare a S. merianae, mentre invece per trovare i veri e propri “Gold Tegu” bisogna andare ad Est, dove gli animali presentano un più spiccato colore giallo[6].

La riclassificazione

Nel 2012 diverse specie di tegu sono state riclassificate dal genere “Tupinambis” al precedente “Salvator”.

La nuova nomenclatura proposta è causata da un “ristrutturazione” dell’intera famiglia dei teidi, basata, come già detto, sull’osservazione di un numero impressionante di  caratteristiche morfologiche.
Tali caratteristiche avevano fatto supporre che esistessero due differenti clades[7][8], uno settentrionale e l’altro meridionale, e da questa supposizione si è giunti ad uno studio del DNA mitocondriale dei due gruppi[9].
Tale esperimento ha confermato la natura parafiletica del genus Tupinambis, portando quindi le specie appartenenti al clade meridionale ad essere ascritte al genere Salvator.

Va notato però che tuttora la comunità erpetologica è divisa riguardo a questa separazione[10].

Uno degli esami comparativi che ha portato alla separazione tra Tupinambis e Salvator è stato quello dell’analisi morfologica degli emipeni[11].

I tegu in natura

In natura i teidi abitano una varietà di areali differenti, essendoci comunque diverse specie appartenenti a tale famiglia.

Si noti che in natura essi occupano in Sud America le nicchie ecologiche che in Africa, Asia e Australia sono tipiche dei varanidi; inoltre, l’aspetto simile a quello dei varanidi e l’assenza di stretti legami di parentela con tali sauri, fanno dei tegu un perfetto esempio di animali sottoposti ad evoluzione convergente[12].

Quando studiati nel loro territorio d’origine è possibile osservare negli appartenenti ai generi Tupinambis e Salvator un comportamento sociale e anche “materno”: le femmine costruiscono da sole il nido per la propria covata e stanno di guardia alle uova fino alla schiusa[13], capita anche che più esemplari adulti affrontino nello stesso riparo il periodo di letargo, anche se i maschi dimostrano di essere territoriali[14].

Pensando agli animali analizzati prima si possono definire a grandi linee degli habitat tipici: secondo lo zoo di San Paolo[15], S. merianae ha una vita media di 16 anni e popola le savane e le foreste delle aree prima definite, in particolare lo si può trovare nelle caatingas, biomi tipicamente brasiliani di bassa vegetazione formati da cespugli contorti; verdi solo d’inverno, sono caratteristici  della regione semi arida del Sertão, una zona composta da bassopiani con un altezza media di 200-800 metri sul livello del mare e confinante a Nord con lo stesso.
Trovandosi vicino all’equatore, la temperatura nel Sertão resta grossomodo uniformemente attestata per tutto l’anno su valori tropicali, spesso estremamente elevati nella zona occidentale. I livelli medi annuali delle precipitazioni nel Sertão si attestano tra i 500 e gli 800 mm, concentrati in un periodo che va da gennaio ad aprile ad occidente e da marzo a giugno a oriente, ciò rende la stagione delle piogge particolarmente violenta.

Per quanto concerne il Blue Tegu è importante sapere che nell’arcipelago in cui questa locality si è meglio ambientata (Fernando de Noronha) il clima è tropicale, con una temperatura media annua di 26 gradi celsius e la stagione delle piogge concentrata tra febbraio e luglio, con aprile come picco massimo di piovosità. L’intervallo delle temperature non è elevato, il clima è tendenzialmente soleggiato con una media di 2900 ore di sole all’anno, cosa che contribuisce a mantenere un alto valore di umidità, tra il 70 e il 90%.

L’ambientazione è per lo più verdeggiante, anche se la vegetazione originaria venne abbattuta negli anni Cinquanta, quando l’arcipelago fungeva da prigione, periodo che, va ricordato, corrisponde con l’introduzione di questo animale da parte dell’uomo.

Parlando invece di T. rufescens e di T. teguixin risulta impossibile stabilire un habitat tipico per entrambe le specie visto l’ampio areale in cui sono distribuite.

Va comunque detto che questi tegu di grosse dimensioni sono simili in abitudini e comportamento, si può dunque supporre, in base alle abitudini di S. merianae e delle sue “varianti”, che prediligano un territorio dominato da una bassa e folta vegetazione, la quale permetta di arrampicarsi sugli arbusti agli esemplari di giovane età e di scavare nidi e tane, talvolta anche per più esemplari, agli adulti; l’umidità deve essere un fattore fondamentale per la vita di questi animali, essendo anche abili nuotatori che, è stato osservato, possono mantenere il respiro sott’acqua anche per venti minuti.

Nei territori dai quali provengono, i tegu sono spesso considerati delle piaghe dalle popolazioni locali: essendo provvisti di una discreta intelligenza non temono la presenza umana e anzi col tempo si fanno sempre più audaci, arrivando a razziare i pollai in cerca di pulcini e uova.
Sono tanto ghiotti di questo alimento da predare i nidi di coccodrilli e caimani, addirittura l
’80% dei nidi distrutti di Caiman crocodilus sono da attribuirsi ai tegu[16].
In Florida, specialmente a causa S. merianae liberati dai proprietari, sono diventati una specie invasiva avvistata sino al confine con la Georgia. Nella penisola americana predano le covate di Alligator mississippiensis e di Crocodylus acutus, specie, quest
’ultima, che risulta già in pericolo e che potrebbe subire ulteriori danni a causa di questi rettili tanto popolari nella terrariofilia americana[17].

I tegu non sono soltanto predatori, ma anche prede.

Pare infatti che ogni anno fino a un milione di tegu vengano cacciati nella nativa Argentina dalle popolazioni indigene e dalle comunità agricole per l’uso della carne di questi animali[18][19].

Ringraziamenti

Giunti alla fine di questo mio primo (si spera) articolo vorrei ringraziare alcune persone che mi hanno supportato fornendomi materiale e consigli.

In primo luogo Renske Loogman per il suo approfondito articolo di cui le note [1],[4],[5],[6], al quale rimando chiunque volesse delle informazioni più precise sull’allevamento di questi straordinari animali. La ringrazio anche per i consigli diretti, per le foto sulla distribuzione dei tegu in Sud America e per tutte le foto che presentano il watermark “Quolibet”.

Quolibet è l’allevamento olandese di Renske, ha una pagina web e anche una Facebook che consiglio di visitare per farsi un’idea riguardo ad un bel modo di allevare stupendi animali.

In secondo luogo Ty Park per i preziosi consigli “pratici” riguardo alla cura dei suoi tegu, consigli che, purtroppo, non ho potuto sfruttare a pieno qui, vista la natura dell’articolo.

In terzo luogo Daniele Di Rosa e Nicola Furlan per i consigli tecnici e non solo; ringrazio anche per l’opportunità realizzare un lavoro del genere.

Un grazie speciale a Laura Roberts per avermi indirizzato sulla buona strada.

Bibliografia

[1],[4],[5],[6]-http://d.pr/f/nPuK

[2]-https://en.wikipedia.org/wiki/Lore_(anatomy)#Herpetology

[3]-http://www.reptilesmagazine.com/Care-Sheets/Salvator-Tegu-Species/

[7]-https://it.wikipedia.org/wiki/Clade

[8],[9]-http://agrilifecdn.tamu.edu/fitzgerald/files/2012/07/Mieres_Fitzgerald_2006_tegu-monitoring_7.pdf

[10]-Pyron, R. A., Burbrink, F. T., & Wiens, J. J. (2013). A phylogeny and revised classification of Squamata, including 4161 species of lizards and snakes. BMC evolutionary biology, 13(1), 93

[11]-da Silva M, Filho G, Cronemberger Á, Carvalho L, Manzani P, Vieira J (2013) Description of the hemipenial morphology of Tupinambis quadrilineatus Manzani and Abe, 1997 (Squamata, Teiidae) and new records from Piauí, Brazil. ZooKeys 361: 61-72. doi: 10.3897/zookeys.361.5738

[12]-https://it.wikipedia.org/wiki/Convergenza_evolutiva

[13]-http://www.myfwc.com/media/2380549/Tegu-brochure.pdf

[14]-http://www.lvzoo.org/animal-profiles/tegu.cfm

[15]-http://www.zoologico.sp.gov.br/repteis/teiu.htm

[16]-http://animaldiversity.ummz.umich.edu/accounts/Caiman_crocodilus/

[17]-http://www.miamiherald.com/2013/09/30/3660515/hunt-is-on-for-tegu-lizards-in.html

[18]-http://agrilifecdn.tamu.edu/fitzgerald/files/2012/07/Mieres_Fitzgerald_2006_tegu-monitoring_7.pdf

[19]-1.Activity and Ranging Behavior of the Red Tegu Lizard Tupinambis rufescens in the Bolivian Chaco – Rossy R. Montaño, Rosa Leny Cuéllar, Lee A. Fitzgerald, Florencio Mendoza, Filemón Soria, Christine V. Fiorello, Sharon L. Deem, and Andrew J. Noss – South American Journal of Herpetology 2013 8 (2), 81-88 http://www.bioone.org/doi/abs/10.2994/SAJH-D-13-00016.1

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