Cos’hanno in comune un piccolo anfibio che vive nella foresta amazzonica, un elefante peloso di migliaia di anni fa e un oggetto di uso comune come una bottiglia? Scopriamolo in questo nuovo articolo che ci ricorda che è tempo di buoni propositi, non solo per questo nuovo anno, ma per il futuro del pianeta.
a cura di Giulia Raissa Agnolon
Qua diamo i numeri!
68, 98, 75, 30, 85… Se volete provate a giocarli alla lotteria, ma vi avverto, non sono numeri fortunati. Si tratta infatti degli ultimi dati forniti dal “Living Planet Report” del 2020, pubblicato dal WWF in collaborazione con la Zoological Society of London, i quali affermano che, dal 1970 ad oggi, c’è stato un calo medio del 68% nell’abbondanza delle popolazioni di vertebrati. Vi sembra tanto? Lo è! Solo che, purtroppo, questo dato calcolato a livello globale è da considerare addirittura ottimistico, in quanto ci sono regioni come l’Europa occidentale e l’America settentrionale, da tempo industrializzate, che sbilanciano il risultato. In queste regioni, infatti, negli ultimi 50 anni c’è stato un calo della biodiversità pari a “solo” circa il 30%, poiché la devastazione della natura era già iniziata ben prima degli anni ’70, quando era ormai rimasto ben poco da spremere. Se guardiamo invece alle sole regioni tropicali ancora in via di sviluppo, il dato è sconvolgente: parliamo di un calo del 98% nell’abbondanza delle popolazioni animali. Appare subito evidente il subdolo meccanismo economico che si cela sotto questi dati. Sono ormai secoli che noi occidentali abbiamo sfruttato tutto quello che potevamo sfruttare, ma la nostra società è insaziabile ed egoista, per questo motivo oggi andiamo a sottrarre le risorse di altri territori. Sia il consumo umano che le risorse naturali sono distribuiti in maniera disomogenea sul pianeta, infatti, la maggior parte delle risorse non vengono consumate nel luogo di estrazione: i paesi tropicali estraggono e producono e noi consumiamo, consumiamo e consumiamo.
E così oggi ci troviamo con il 75% del suolo terrestre degradato, il 66% degli oceani fortemente alterati e l’85% delle zone umide ormai perse.
A 65 milioni di anni dalla scomparsa dei dinosauri, la Terra sta vivendo una nuova estinzione di massa, la sesta della sua lunga storia. Tuttavia, mentre tutte le precedenti sono da ricondurre a processi naturali, quella che è in atto in questo momento è un fenomeno del tutto “artificiale” causato dalla mano dell’uomo e, per questo, con un tasso di estinzione 100 volte più rapido del normale.
Il pianeta terra ha circa 4,5 miliardi di anni, e oggi, per la prima volta nella sua lunga esistenza, l’influenza di una sola specie, tra i miliardi di organismi viventi che lo popolano, sta plasmando in maniera indissolubile l’ecosistema globale. La nostra influenza non si limita a lasciare tracce di plastica o altri inquinanti nel suolo, nelle acque o nell’aria, ma ci stiamo insinuando anche nei processi evolutivi delle specie.
Quando è cominciato tutto questo?
Il primo caso accertato di estinzione di una specie animale a causa dell’uomo è quello del dodo (Raphus cucullatus), robusto volatile endemico delle isole Mauritius, e risale al 1600. Tuttavia, sempre più studi attribuiscono la responsabilità dell’uomo nell’estinzione di molte specie preistoriche già decine di migliaia di anni fa. È il caso degli orsi delle caverne (Ursus spelaeus) il cui rapido declino risale a ben 40.000 anni fa, proprio in concomitanza con la migrazione di Homo sapiens in Europa. Sempre poco recente, ma molto attuale, è la triste storia dei mammut (Mammuthus primigenius) di 10.000 anni fa, portati all’estinzione dal cambiamento climatico e dalla feroce caccia da parte dell’uomo.

Storie simili le stanno vivendo oggi molte specie animali, tra mammiferi, uccelli, rettili, ma soprattutto anfibi che, loro malgrado, rappresentano il taxon di vertebrati a maggiore rischio di estinzione.
Sfortunato simbolo di questa catastrofe è la rana dorata di Panama (Atelopus zeteki), definita in “pericolo critico” (CR – cricitically endangered per la Lista Rossa della IUCN). Ormai sopraffatta dalla perdita di habitat, dal cambiamento climatico e dall’azione letale del fungo patogeno Batrachochytrium dendrobatidis, gli scienziati stimano che potrebbe essere completamente estinta entro 5-10 anni. Triste ironia della sorte per una piccola rana che possiede una tossina così potente da poter uccidere un uomo entro un’ora. Un destino simile sembra attendere anche i suoi parenti più stretti; il genere Atelopus è infatti il clade di anfibi più minacciato al mondo: delle sue 113 specie note alla scienza, 30 sono già estinte, 42 sono in pericolo critico, e per le restanti non ci sono dati sufficienti per definirne lo stato di conservazione.
Oggi si sta provando di tutto per cercare di salvare questa e tante altre specie a rischio; istituti di ricerca, centri di salvaguardia e zoo sono impegnati su tutti i fronti, tra la conservazione in-situ, i progetti di riproduzione ex-situ, l’educazione e la sensibilizzazione, ma è dura. È dura perché gli habitat naturali non si ripristinano in un giorno e perché per cambiare davvero le cose è necessaria una profonda trasformazione culturale e sistemica.
Ora, volendo trarre delle conclusioni, direi che stiamo vivendo una vera e propria guerra tra l’uomo e la natura. Non siamo stati in grado di vedere i limiti e le conseguenze del progresso ed ora siamo arrivati al punto di dover lottare per avere indietro quello che noi stessi abbiamo distrutto.

Cosa possiamo fare oggi?
La nota amara è che il futuro del pianeta dipende in gran parte dalle decisioni dei governi mondiali, che purtroppo ancora non hanno ben compreso quello che dovrebbe essere al centro delle loro politiche, ma continuano a sostenere un sistema marcio, basato esclusivamente sul consumismo. Ricordiamoci, però, che i governi rappresentano i cittadini; siamo NOI che creiamo la domanda. Se i cittadini cominciano a prendersi a cuore l’ambiente i governi saranno obbligati ad intraprendere delle politiche ambientali perché è questo che i loro elettori richiedono.
Inoltre, non dobbiamo sottovalutare l’influenza diretta di ognuno di noi, a partire dalle piccole e apparentemente insignificanti azioni quotidiane. Quello che mangiamo, quello che compriamo, cosa e quanto consumiamo, produce rifiuto e comincia ad inquinare ancora prima di essere prodotto, fino a molto dopo che è stato gettato. L’influenza di ognuno di noi sul destino del pianeta è imponente, soprattutto se calcolata sui 7.8 miliardi di persone che siamo!
Ecco perché dobbiamo fare pace con la Terra e fare scelte consapevoli che facciano bene sia a noi che al pianeta. L’ecopsicologia ci insegna che per vivere bene l’uomo deve ritrovare il contatto con la natura e per fare questo, nella vita di tutti i giorni, SOSTENIBILITÀ è la parola d’ordine!

Le 3 “R-Rules” del vivere sostenibile
- RIDUCI > il tuo peso sul pianeta ponendo attenzione nel tuo stile di vita e operando scelte consapevoli. Comincia con il ridurre i consumi, gli sprechi, ed alla fine anche i costi. Gran parte del problema deriva dal nostro modo di vivere consumistico. Ci lamentiamo sempre, ma la verità è che stiamo troppo bene: compriamo troppo, molto più di quello realmente necessario, eppure non ci basta mai.
- RIUTILIZZA > dai una seconda vita a oggetti e materiali in modo che non diventino un rifiuto se non necessario e che possano addirittura sostituirne altri che quindi non avrai bisogno di acquistare. L’economia circolare richiede di abbassare la domanda di materie prime in modo che si abbassi anche l’offerta e che venga dirottata verso l’utilizzo di risorse rinnovabili.
- RICICLA > quello che non può più essere riutilizzato può però essere trasformato in qualcos’altro grazie al riciclo. Purtroppo anche nel nostro paese civilizzato si riscontrano ancora problemi nel fare una cosa semplice come la raccolta differenziata; eppure si tratta di fare uno sforzo davvero minimo per uno scopo davvero importante. Sistematicamente la colpa viene data alle amministrazioni comunali in quanto disorganizzate, e magari a volte è anche così, tuttavia, troppo spesso queste sono solo scuse per mascherare la propria pigrizia. Cosa succede ad una bottiglia di plastica dopo che l’hai gettata? Dipende da te! Guarda il video.

Per dei consigli pratici vi rimando al seguente link dove troverete una lista di semplici ma efficaci accortezze che singoli cittadini, ma anche aziende, possono mettere in pratica in un’ottica green.
Queste tre famose regole, derivanti dalle teorie di William Russell e Rex Burch degli anni ‘50, possono essere molto incisive sulla nostra impronta ecologica, se ben applicate. Da tenere sempre a mente sia in ambito economico, che ambientale, ma anche sociale. La sostenibilità, infatti, è una vera e propria filosofia di vita; non si tratta solo di seguire tre regoline mentre si è al supermercato, si tratta di cambiare il proprio modo di pensare e il proprio approccio alla vita. La connessione con la natura e il rispetto per l’ambiente e per le persone sono parte integrante della quotidianità di chi sostiene questi principi.

Vi lascio quindi con altre R-Rules che mi piace pensare possano completare il “manifesto green” per adottare uno stile di vita consapevole:
- RIFLETTI > sulla possibile influenza delle tue scelte, anche le più piccole. Tanto poetica quanto calzante è la metafora del “butterfly effect”, secondo la quale il timido battito d’ali di una farfalla può scatenare un tornado dall’altra parte del mondo. È proprio a questo che ci si riferisce quando si parla di scelte consapevoli; le nostre azioni quotidiane hanno delle conseguenze, a volte invisibili, a volte appositamente celate dal sistema economico, è per questo che dobbiamo usare molto di più la testa.
- RISPETTA > te stesso, gli altri e la natura. Un bellissimo proverbio cita: “Fai del bene e scordatelo, fai del male e pensaci.”
- RESPONSABILIZZA > te stesso e gli altri. Se hai a cuore la natura il miglior modo per aiutarla è trasmettere la tua passione in modo che altre persone possano esserne contagiate. Fai volontariato e opere di divulgazione e sensibilizzazione, o parla semplicemente agli altri di questi problemi, molti non se ne rendono conto.
- Ed infine RICORDA > che ogni giorno ed ogni piccola scelta quotidiana è importante e piena di significato.
Fonti:
https://advances.sciencemag.org/content/6/36/eabb2313
https://www.livescience.com/first-human-caused-animal-extinction.html
https://www.amphibians.org/wp-content/uploads/2018/12/1-TAW-intro.pdf
https://www.nationalgeographic.com/animals/2019/05/more-amphibians-at-extinction-risk-than-thought/
https://www.wwf.it/il_pianeta/sostenibilita/one_planet_economy/living_planet_report_2020/
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