APAEtour2017: Java&Kalimantan Adventour
Diario di viaggio
4 agosto
Si parte dall’aeroporto di Venezia, sei ore di volo attendono i nostri soci, il primo aereo li porterà fino ad Abu Dhabi. Una volta arrivati, come a voler salutare la sana alimentazione occidentale si concedono una cena da Burger King. Il presidente inizia subito a prendere confidenza con il clima vacanziero e si addormenta sotto ad alcune panchine… Nicola insegna ad Alberto a giocare a briscola, un must di questo viaggio, si unisce anche Valentina, l’unica donna a partecipare all’APAEadventour, insuperabile organizzatrice e, non in ultimo, incaricata ufficiale per far si che i calzini presidenziali restino asciutti per almeno cinque minuti nell’arco della giornata.
Dopo 7 ore di scalo, altre 8 ore di volo attendono i quattro, l’arrivo a Jakarta avviene alle 15.00, ora locale, del 5 Agosto.
L’impaziente Nicola si aggiudica il primo avvistamento erpetofilo, un non meglio definito “lucertolo” su di una collinetta del giardino interno dell’aeroporto. Daniele inizia dunque ad allietare la squadra con i suoi motti, in questa occasione sicuramente sarà volato un “photo or didn’t happened”
Usciti dall’aeroporto i ragazzi cercano chi avrebbe dovuto accompagnarli al loro albergo, l’Orchardz Hotel. La prima cosa che li colpisce è la qualità dell’aria. Qualcosa di irrespirabile, come stare di fronte allo scarico di un’automobile accesa. Aria calda, puzzolente, “pesante”, uno smog incredibile che irrita il naso. Sono numerosissime infatti le persone che indossano mascherine per riparare le vie respiratorie dalle polveri sottili.
Ancor prima di uscire dall’aeroporto scorgono una carinissima coppia di locali che sventolano un cartello con su scritto -MrS VALENTINA, ITALY- subito si dirigono verso di loro, Valentina in testa alla carovana. Baci, abbracci, un affetto inaspettato, tanto che Valentina era quasi in soggezione. I quattro spedizionieri si dirigono quindi verso la macchina di chi li aveva accolti con così tanto calore e conversando amorevolmente viene loro detto “ora andiamo in albergo, vi riposate un paio di ore, poi passiamo a prendervi, vi portiamo in un posto speciale per cena…”
Al che Valentina interrompe loro ed i sogni dei tre ragazzi che già si vedevano spaparanzati in hotel in attesa di una cena coi fiocchi, dicendo che loro non avevano la cena compresa ma solo notte e colazione e quindi ci doveva essere un errore. La coppia si guarda stranita, la ragazza tira fuori il cellulare e mostra all’altro una foto di una ragazza con capelli ricci e biondi (NDR Valentina ha una liscissima chioma corvina) e chiede “scusa ma te non sei Valentina ******** ?” il nostro quartetto si scambia occhiate e parte un desolante “No” seguito da scuse e fuga della calorosa coppia che vola nuovamente a caccia di Mrs Valentina – Italy. Pochi minuti di ricerca dopo appaiono i veri incaricati al recupero dei nostri soci che li fanno salire su di un furgoncino assieme ai bagagli e, rigorosamente senza proferire parola, li lasciano di fronte all’hotel.
Giusto il tempo di darsi una rinfrescata e “Ragazzi, si va a bisci!” Daniele in testa al gruppo guida tutti verso le sponde di un canale poco distante dall’hotel, lungo una strada ad alto scorrimento, dando quindi ben poche speranze agli altri di poter avvistare qualcosa di interessante. Ma bisogna sempre dar retta al presidente ed infatti, dopo aver avvistato due ratti da mezzo kg, al calar del sole il team APAEadventour riesce ad avvistare due esemplari di Cerberus schneideerii e uno di Homalopsis buccata intenti a dare la caccia a dei pesci, indispensabile l’aiuto della potente torcia di Nicola. Valentina però’ riporta tutti all’ordine (Daniele dai calzini bagnati in primis) e invita tutti a fare ritorno all’albergo per la cena dove li aspetta un Nasi Goreng spaziale, dell’acqua che costa più della benzina, banane fritte e un cameriere che non sa fare i conti alla romana ma che insegna loro a dire “grazie mille in indonesiano”. Sono ormai le 21:00, buonanotte, si fila a letto!
Questo senza aver fatto gli ovvi conti con il jet lag che sveglia Daniele e Nicola alle due del mattino, Alberto riesce a dormire ma viene svegliato da Nicola che si alza per spegnere l’aria condizionata, che Alberto aveva impostato alla temperatura di 16 gradi, tutta salute!

6 agosto
Il mattino seguente le danze si aprono con una colazione classica ma Daniele, esperto di questi viaggi, attende al varco Nicola e Alberto e li sfida con uno dei suoi classici “strano, mi sarei aspettato di più”, i due raccolgono il guanto di sfida e inizia la replica della colazione a suon di frittate e salatini. Il bis viene interrotto dal telefono di Daniele che riceve un messaggio dalle guide che avvisano che sarebbero arrivate in anticipo, si vola quindi alle camere per gli ultimi frenetici preparativi e un estremo saluto al bagno.
Alla fine la truppa esce dall’albergo e conosce tre personaggi che li avrebbero accompagnati per i giorni seguenti: Haegel, l’occhio di Dio, soprannominato Eagle dai soci APAE, l’autista, che rimarrà noto come “mr driver” e infine Guglielmo, un indoterrone (madre italiana e la fortuna di passare diversi mesi all’anno in Indonesia), come è stato da subito denominato da Daniele, che compensa la scarsissima conoscenza dell’inglese di Eagle e Mr Driver parlando in italiano ai nostri ragazzi. L’auto sorteggiata per accompagnare i quattro in questo viaggio è stata soprannominata “toyota avanza”, i soci salgono dunque a bordo con Mr Driver, mentre Guglielmo e Eagle li seguono su un’altra auto carica dei bagagli. Dopo due ore e mezza di auto, traffico, aria irrespirabile, vigili abusivi che chiedono la mancia, passaggi a livello abusivi che chiedono la mancia, venditori di bandierine che chiedono la mancia, gente seduta in mezzo alla strada con un retino in mano per chiedere la mancia, finalmente i nostri ragazzi arrivano nella periferia di Bogor, più precisamente alla sede del Ciliwung reptile center.
L’auto parcheggia di fronte ad una casa. Panico tra i nostri quattro soci “Oh, non è questo il nostro alloggio vero?” “macchè, è tipo capanno degli attrezzi, non vedi?” “ma si dai non può essere qui, avevano detto “accomodation presso i locali”, qui la casa ha il tetto che perde pezzi, non può essere”.
Inutile dire che ovviamente era eccome. Daniele e Valentina grazie alla loro fede nuziale hanno avuto l’onore di avere una stanza privata con letto matrimoniale e con porta mezza scardinata che non si chiudeva; Nicola e Alberto invece hanno dovuto condividere un letto ad una piazza e mezza, loro però sostengono che in Indonesia esista il letto da “una piazza e 0.25.
Ad interrompere i pensieri della squadra ci pensa Guglielmo che va a prelevare i ragazzi per accompagnarli 4 case più avanti, dove si trova la sede di Ciliwung reptile center, li accoglie Nathan (la pronuncia corretta è “Neithan”, Alberto corregge subito la pronuncia plebea che condividono Nicola e Daniele), il creatore dell’associazione, che tra un colpo di tosse e il rischio di sputare fuori un polmone, racconta loro della sua associazione, di cosa sia, di cosa vorrebbe diventasse e delle sue raccolte fondi su gofundme. Nathan offre quindi ai ragazzi un thè caldo di benvenuto, a coronare gli oltre 30°C e umidità al 90% ambientali, e li accompagna a conoscere gli animali ospitati al centro, alcuni recuperati, altri da rilasciare ed altri ancora di proprietà dell’associazione stessa. Segue poi il pranzo presso la “sede dell’associazione”: due divanetti consumati sotto il pergolo in eternit della casa dei genitori di una amica di Nathan.
Il menu prevede riso fritto, lele fritto (pesce gatto) e verdure fritte, tutto fritto insomma, con immancabile riso in bianco come contorno e nuovamente un buon thè caldo per accompagnare. Un paio d’ore di relax, Nathan cerca di dormire sul pavimento di casa nonostante la tosse non gli dia tregua, Daniele invece, suo malgrado, deve tenere a bada le locali che iniziano già a ronzargli attorno.
Il team viene diviso in due gruppi, Valentina e Alberto seguono Guglielmo che si appresta a sistemare gli animali ospiti del centro, Alberto ha così modo di scattare foto in totale tranquillità mentre Valentina prende appunti per spiegare poi a Daniele come si fanno le pulizie dei terrari, sperando di renderlo autosufficiente. Nicola e Daniele seguono Nathan e un suo amico di nome “Dio” (subentrerà una competizione con il presidente che vuole il primato come unica divinità), un erpetologo amante degli anfibi, fino al fiume Ciliwung dove assistono alla fotografatissima liberazione di alcuni esemplari. La cosa si fa ben presto noiosa per i due baldi giovani che iniziano quindi a perlustrare le sponde del fiume alla ricerca di ogni forma di vita, trovando però solamente due gatti, rigorosamente senza coda, e moltitudini di granchietti non meglio identificati. E montagne e montagne di spazzatura, cosa che purtroppo diverrà una costante per tutta la vacanza, Valentina e Alberto raggiungono Daniele e Nicola e oltre ad un signore anziano che brucia sterpaglie in riva al fiume, ragazzini poco lontano che fanno il bagno nonostante la presenza di sospette pozze d’acqua arancione, non riescono a trovare nulla di interessante per cui i quattro decidono di tornare al centro di recupero.
Nathan propone loro di rimanere fuori a dormire, fare un camping in foresta per poi tornare il giorno successivo. Memori delle condizioni dell’alloggio, il quartetto acconsente più che volentieri, in fin dei conti nulla potrà essere peggio di quei materassi polverosi che li attendevano in casa.
Si carica quindi la Toyota avanza, la quale si rivela essere una sorta di buco nero riuscendo ad accogliere nell’ordine: Mr Driver al volante, Daniele nel ruolo di navigatore, nei due posti dei passeggeri siedono invece Alberto, Nicola e Valentina che, giustamente, si lamenta delle proporzioni del posteriore dei due che la affiancano, nel vano posteriore troviamo infine Guglielmo, Dio, Nathan e ovviamente i bagagli.
Dopo un’ora di auto la avanza giunge a Bogor e la ciurma pasteggia nei classici baracchini a bordo strada, inaugurando un must della vacanza che è il “Pece Lele”. Daniele e Nicola ordinano del pollo, Alberto azzarda con un pesce gatto e Valentina prende dell’anatra. Tutto immancabilmente fritto, tutto naturalmente accompagnato da riso in bianco, tutto ovviamente mangiato con le mani ed infine tutto accompagnato dal solito thè caldo. Quindi si rimonta in macchina e si continua verso il Mt.Halimum Salak National Park, da qui in poi si va a piedi, Guglielmo e Dio salgono diretti per approntare il campo base, Nathan segue i quattro soci APAE che si danno all’herping notturno costeggiando inizialmente dei laghetti artificiali, dove osservano miriadi di rospi e ranette. Degni di nota sono alcuni grossi esemplari di Duttaphrynus melanostictus (ex bufo).
Dopo 2/3 ore il gruppo arriva alla base dei ranger, senza aver visto nulla se non anfibi e ancora anfibi. Un po’ demoralizzati scuciono 200.000 idr (12 euro) per poter sostare all’interno del parco e aspettano che Dio prepari degli ottimi noodles alla carbonara che sarebbero dovuti essere la colazione dell’indomani ma diventeranno in realtà una cena-bis. Nicola e Valentina osservano stupiti Dio durante la preparazione della noodle-carbonara, increduli di come possano friggere nell’olio di palma pure i wurstel. Nell’attesa i quattro dell’APAEadventour e l’indoterrone girovagano nei dintorni e nei pressi di alcune voliere dove erano in stallo alcune aquile, il buon Guglielmo trova un bellissimo esemplare di Trimeresurus puniceus. Foto a manetta e via, libero! Alberto poi scorge qualcosa di grosso su un albero, forse una civetta delle palme, forse uno yeti, non è dato saperlo.
Ad un certo punto “ULAR!!!”, urla qualcuno “ULAR!!! ULAR!!!” grida qualcun altro. I nostri si guardano, cosa cavolo vuol dire “ular?”, e Alberto, illuminatosi, urla di rimando “SERPENTE DIOC##!!!!” (eh oh, veneti siamo!) e tutti si fiondano verso chi poco prima stava urlando. Ebbene si, dopo una serata a base di soli anfibi umidicci, in nemmeno mezz’ora salta fuori l’obiettivo della serata: Apropeltura boa, uno spettacolare Boa drapiezii come special guest e pure una Ahaetulla prasina, giusto per gradire. La serata procede con un ultimo giretto nelle vicinanze dell’accampamento dove i ragazzi incontrano un insetto stecco di 20 cm e un Cyrtodactylus marmoratus. Stanchi, felici e con la pancia piena vanno poi finalmente a dormire.


7 agosto
Al mattino c’è chi si sveglia grazie ai sassi piantati nella schiena rendendo davvero idilliaca l’esperienza del campeggio selvaggio e chi, come il povero Alberto si sveglia in preda ai conati di vomito che lo terranno bloccato al campo per tutta la mattinata assieme a Guglielmo e Dio. Nathan aveva provato a farlo rinsavire urlandogli contro ripetutamente “CILUK… BAAAAAAAAH“, l’equivalente del nostro “bubù… settete!”, ovviamente senza successo, poi lo aveva abbandonato al suo destino per dedicarsi a Daniele, Valentina e Nicola e accompagnarli alle cascate che si trovano sul monte. Il primo avvistamento è dato da una coppia di aquile che volteggia leggiadra in cielo. Poi nulla per il resto della salita, un’ora circa. Arrivati alle cascate, Nathan decide di peggiorare la sua broncopolmonite conclamata facendo un bagno nell’acqua gelida, lasciando ai ragazzi campo libero. Valentina scruta l’orizzonte e ammira il paesaggio spettacolare, i ragazzi invece cercano nelle numerose pozze d’acqua che si formavano lungo il greto pietroso del torrente trovando solo gamberetti, granchietti e girini. Una volta appurato non ci fossero altri animali nei dintorni, ci si prepara a ridiscendere. Il sole intanto fa capolino tra le nuvole che hanno accompagnato i quattro dalla mattina fino ad allora, e in uno spiazzo assolato lungo il sentiero, Valentina riesce a vedere un bellissimo esemplare di Gonocephalus kuhlii.

Tornati al campo base trovano un Alberto ancora morente, Guglielmo addormentato e un Dio tossicchiante. Una strage insomma. Nathan propone ad Alberto una “medicina tradizionale”, che titubante ma ormai allo stremo decide di bere. Nel frattempo si vedono scoiattoli che si arrampicano sugli alberi e un Draco sp.
Il gruppo disfa il campo base e scende dal monte. Grazie alla medicina ricostituente Alberto sembra incredibilmente riprendere le forze. La macchina si riempie nuovamente (8 persone + bagagli) e si dirige nuovamente a Bogor. Qui il nostro gruppo si ferma a casa di una persona squisita quale è Riza Marlon Kedua, un fotografo naturalista, che li accoglie nella sua dimora preparando loro un pranzo da sogno. Vista l’ora, le 15 circa e il cibo particolarmente gustoso, Daniele, Nicola e Valentina spazzolano ogni vassoio di pietanze che viene loro presentato, il povero Alberto non può fare altro che guardarli con profonda invidia. Il resto del pomeriggio è poi passato a vedere le fotografie di Riza, acquistare libri e magliette da lui stampate, nel raccontagli della nostra associazione, della situazione naturalistica dell’Indonesia e chi più ne ha più ne metta.
Nel tardo pomeriggio i ragazzi salutano Riza e la sua gradevolissima ed ospitale moglie e risalgono in auto. “Ragazzi, vi va un’altra notte in tenda?” chiede Nathan. “OVVIO!” risponde Daniele, stoppando ogni protesta di Valentina che avrebbe invece preferito una doccia. La Toyota avanza si dirige quindi nuovamente verso il mt Halimum Salak National park, stavolta nel il versante opposto e dopo aver lasciato lungo strada Dio, che viste le sue ormai carenti condizioni di salute aveva preferito non partecipare alla seconda notte all’aperto.
Tocca al solo Guglielmo approntare il campo base, in quanto mr Driver non vuole abbandonare l’auto, nonostante sia a soli 300 metri di distanza. Il quartetto invece, accompagnato da Nathan, si incammina lungo un sentiero in mezzo alla foresta, finchè non si imbatte in un fiume che iniziano a risalire. Dopo pochissimo, in una leggera cavità lungo la sponda del fiume, i ragazzi trovano uno di quelli che erano gli obiettivi principali della gita: Xenodermus javanicus, il dragon snake. C’erano grandissime aspettative su questo animale, infrante alla vista della sua modalità di tanatosi. Differentemente da Natrix ed Heterodon, che si fingono morti mettendosi pancia all’aria, questo animale si irrigidisce come un bastoncino, come fosse mummificato. Decisamente poco fotogenico.

La salita prosegue ma dopo un po’, complici la debolezza fisica di Alberto che non ha mangiato nulla per tutto il giorno e le torce che ormai stanno abbandonando i soci APAE, Valentina e Alberto decidono di fermarsi in uno spiazzo, mentre Nicola, Daniele e Nathan continuano a perlustrare la zona salendo per un’altra mezz’oretta, finchè il percorso non presenta due alternative: saltare in acqua (fonda e fredda) o arrampicarsi su di un roccione liscio alto 3/4 metri. Si decide di chiudere qui la serata e tornare indietro, pur delusi di non aver trovato Megophrys montana, altro obiettivo della vacanza. Raggiunti Valentina e Alberto e scambiata qualche frase sull’esito negativo del giro, il gruppo fa per proseguire, quando Nathan ferma tutti con un “MONTANA!”. Ebbene sì, a 50 cm di distanza da dove Alberto e Valentina si erano fermati, all’interno di un mucchio di massi accatastati, c’era l’unico esemplare di Megophrys montana che avrebbero visto per tutta la vacanza. Dopo le foto di rito, si fa ritorno al campo affamati e contenti.
8 agosto
Il mattino dopo i nostri ragazzi si svegliano bramando ardentemente un materasso. Il campeggio non è per tutti!! Dopo colazione fatta con le provviste di emergenza visto che purtroppo qualcuno aveva “rubato” la spesa che Nathan aveva fatto, si torna a casa a Bogor. Pranzo nella sede di Ciliwung RC, poi pomeriggio libero, che trascorre facendo ancora foto agli animali dell’associazione, facendo il bucato, intrattenendo le locali e imparando termini in indonesiano, scoprendo così che il tetto è in eternit, e non fibrocemento ecologico…!
Nel pomeriggio il team APAEadventour parte ancora alla volta di Bogor, stavolta la meta è un parco a poca distanza dal centro. Complici le piogge torrenziali del pomeriggio, i nostri soci si trovano di fronte ad una densità di animali davvero impressionante: nel giro di un’ora avvistano Ahaetulla prasina, Dendrelaphis formosus, Trimeresurus albolabris, Pareas carinatus, e diversi esemplari di Bronchocela jubata che dormivano tra le foglie basse delle piante. Ma la serata non è ancora finita, i quattro si spostano verso alcune risaie. Si unisce alla squadra Mr Fatty (nomen omen), amico di Nathan, anche lui appassionato di serpenti che li porta verso una location nei dintorni della quale il giorno prima era stato visto un grosso reticolato. Strada facendo il gruppo incontra un cacciatore di serpenti, con un bottino dato da un bell’esemplare di Ptyas norris di circa un metro e un cesto di vimini pieno di rane. Impietositi dalla fine che avrebbe altrimenti fatto il serpente, probabilmente utilizzato ai fini della medicina tradizionale, i ragazzi decidono di acquistarlo per poterlo rimettere in libertà durante la serata che prosegue con avvistamenti e fotografie ad una miriade di Ahaetulla prasina, un paio di Ahaetulla mycterizans, svariati Dendrelaphis formosus e due Ptyas korros. La battuta di herping si conclude con il nervosismo che comincia a salire sia per aver ancora lo stomaco vuoto da pranzo, sia all’idea della levataccia che aspettava i ragazzi l’indomani mattina. E soprattutto senza reticolato.
Un’altra oretta e mezza di auto, e si ritorna per l’ultima volta alla base di Ciliwung Reptile Renter, dove attende una lauta cena.

9 Agosto
Dopo 3 misere ore di sonno suona la sveglia, si fanno armi e bagagli, e per le 4 e mezza il quartetto si dirige verso l’auto dove però non c’è nessuno. Gli ordini erano “alle 4 e mezza alla macchina. Puntuali”. in mattinata infatti c’era l’aereo per il Borneo e ovviamente i ragazzi non potevano perderlo! Un Daniele furioso corre nella sede di Ciliwung e trova Eagle e Mr Driver addormentati per terra. Li sveglia urlando, chi conosce il nostro presidente sa bene in quale spiacevole situazione si trovassero le due guide che raggiungono il resto del gruppo APAE scusandosi per il ritardo di un ulteriore buon quarto d’ora. Il traffico fortunatamente è dalla loro parte, e si arriva in aeroporto in tempo, dove a questo punto si saluta definitivamente Mr Driver. D’ora in poi APAEadventour è nelle mani del solo Eagle, che di inglese conosce solo “yes” e “no”.
Dopo un’oretta di volo, un’ora di fuso orario, i ragazzi arrivano a Banjarmasin (Borneo) in tarda mattinata. Fintanto che aspettano quelle che sarebbero state le loro guide per i tre giorni a seguire, Daniele attira l’attenzione di un gruppo di tassisti, letteralmente ammaliati dai suoi tatuaggi. “ULAR, ULAR” si urlano l’un l’altro, indicandogli le gambe. Uno più intraprendente arriva al punto di alzargli le maniche della maglietta per vedere pure i tatuaggi sulle spalle. Il gongolante presidente è un vero animale da palcoscenico. Fortunatamente dopo poco arrivano le guide a togliere il gruppo dall’imbarazzo che si era creato. Si sale su due pickup e via per un’altra ora di strada fino alla sede dell’Indonesian Herping Tours. Qui i ragazzi vengono accolti dal gestore del centro e del tour operator. Pranzo a base di pesce fritto e riso (strano!) e poi un paio di ore libere per doccia e riposo.
Il pomeriggio si parte alla volta di in Sultan Adam Protect Forest, una delle 11 aree protette del Kalimantan, con la guida Eagle e alcuni membri dell’Indonesian herp tours, dopo un paio di ore di viaggio si arriva alla meta. Lungo un fiumiciattolo vengono liberati un reticolato di un paio di metri e tre esemplari di tartaruga, proseguendo lungo il sentiero i soci APAE arrivano ad un bar/capanna dove vengono servite loro caraffe di thè caldo. Quindi di nuovo zaino in spalla e appena comincia a fare buio si parte, costeggiando un fiume che attraversa il parco. Ci sono i soliti avvistamenti che ormai non scuotono più l’attenzione: Ahaetulla, Dendrelaphis, ecc. I ragazzi ovviamente volevano di più: una guida li aveva assicurati che giusto una settimana prima in quella zona aveva osservato un grosso esemplare di Boiga dendrophila nuotare nello stesso fiumiciattolo che stavano percorrendo.
Si prosegue quindi lungo il fiume per una buona ora, l’acqua si fa più profonda. Tutti sono muniti di stivali in gomma o di scarpe basse, che si sarebbero asciugate più velocemente degli scarponi alti e pesanti messi da Nicola che continua a procedere sul greto del fiume per poi salire lungo la riva e dopo poco sentire un fruscio provenire da un albero. Nicola si blocca, si gira e vede un testone enorme uscire dalle foglie di un albero. “SERPENTE!!!” urla. Appare Alberto che precisa: “GROSSO serpente!“. Arriva Daniele trafelato, che era rimasto una decina di metri indietro. “KING COBRA GUYS!!!!”
Ed è subito sagra.
Come in una sala operatoria, agli ordini corrispondono azioni in tempo zero:
“Passa la pinza”, fatto.
“Avvicinati con la gopro”, done.
“Scivola dalla pinza gentile, dammi la cattiva!”, eccola.
E Daniele assistito, se così si può dire, dal buon Eagle dopo una buona mezz’ora riesce a bloccare il serpente, che si rivelerà essere sui due metri di lunghezza, mentre Nicola e Alberto immortalano ogni momento e i locali urlano incoraggiamenti. Dopo le foto di rito e la rimozione, grazie ad Alberto, di un paio di zecche attaccate al rettile, l’animale viene rilasciato nel fiume, dove si allontana nuotando con una grazia e maestosità impressionante.


Daniele decide di allontanarsi di un paio di metri per lavarsi le mani, nel caso fossero sporche di veleno, quando subito inizia a richiamare subito il resto del gruppo “RETICCCCC!!!” e temprato dalla cattura del king poco prima, il reticolato (un paio di metri) viene preso in tempo zero dal nostro presidente. Nuove foto, poi la liberazione. I ragazzi restano con il dubbio di aver interrotto la caccia del King che forse aveva intenzione di pasteggiare con il pitone, magari invece hanno solo avuto una buona dose di meritata fortuna. Fortunata anche Valentina che a causa di un leggero malessere ha preferito passare il pomeriggio tranquilla in camera, evitando così di perdere ulteriori anni di vita dicendo “garbatamente” al marito di fare attenzione mentre questo si destreggiava nella cattura di un grosso venom prima e di un veloce costrittore poi.

Tornati alla capanna i ragazzi vengono osannati dai locali che hanno già cominciato a spammare la foto di gruppo con il king in mano sui profili personali e le varie pagine facebook. Il team APAEadventour è ufficialmente ora il team king cobra guys. Cena veloce con il cuore felice e poi il gruppo risale in macchina per tornare al centro verso l’una di notte. Per festeggiare il ritrovamento i proprietari del centro hanno fatto trovare ai nostri soci un piatto di noodles aglio, olio e peperoncino. Daniele e Alberto ne approfittano, Nicola collassa a letto.
10 agosto
I ragazzi fanno colazione al centro con una specie di fagottino di carta ripieno di riso al curry con un uovo sodo in mezzo, accompagnato da thè caldo, ovviamente. Il loro stomaco è praticamente assuefatto dal riso ormai. Quindi via, bagagli a mano, e salgono in macchina in direzione Palangkaraya, dove prenderanno delle canoe che li porteranno in una stazione ranger nel Sebangau National Park. Il viaggio è lungo, più di cinque ore e si fa solo una sosta all’ora di pranzo in un ristorante lungo la strada. Arrivati finalmente al porto, c’è il primo intoppo: i locali non avevano calcolato il numero di posti necessari, quindi bisogna aspettare l’arrivo di una terza barca. Il viaggio in barca è lungo, circa 2 ore, ma vale assolutamente la pena, ai ragazzi sembra di stare nel set di un videogioco percorrendo questi canali immersi nella vegetazione e tutto sommato ci si diverte. Finalmente i ragazzi oltrepassano l’ultima ansa del fiume e vedono quello che sarebbe stato l’alloggio per la notte e per il giorno successivo. Una palafitta in legno, con un paio di stanze, un pergolo, una torre di avvistamento e un approdo per le canoe
Li accoglie immediatamente il ranger che, quasi per sfidarli, chiede se fossero disposti a fare il bagno nel fiume in un’acqua scura, quasi nera, acida a causa dei tannini rilasciati dalla vegetazione che cresce abbondante lungo le sponde del fiume. Ovviamente la sfida viene accolta senza un fiato, via tutti in acqua! Dopo questo svago i ragazzi si concedono una doccia, rigorosamente con l’acqua prelevata dal fiume, e poi cenano. Il menu’ prevede Pece lele (pescegatto fritto), che ormai causa ad Alberto nausea alla sola vista, e pollo fritto. Poi di corsa ad infilare scarponi e ghette e finalmente si parte per l’herping notturno, i ragazzi salgono sulla barca e scendono a valle di un km circa; dopo qualche centinaio di metri il primo avvistamento: Macropisthodon flaviceps su di una pianta a uno due metri di altezza dalla superficie dell’acqua. Foto e video di rito, poi si procede arrivando ad un piccolo approdo che attraverso una passerella conduce all’interno della foresta. Questa si rivelerà purtroppo una location poco fruttuosa: troveranno infatti solo piccoli gechi già visti in precedenza, formiche giganti, insetti stecco, un sacco di orchidee e di Nephentes ma nessun rettile degno di nota. Un po’ affranto, il gruppo torna alla stazione dei ranger per andare a dormire.

11 agosto
Le urla dei locali svegliano i nostri ragazzi che quando trovano le forze per alzarsi, dopo circa mezz’ora, trovano la stazione deserta ad eccezione del ranger. Daniele alterato continua a ripetere che le guide le hanno pagate e non avrebbero dovuto muoversi senza di loro. Ma l’unico che può ascoltare i suoi lamenti è il ranger, che non parla minimamente italiano. Segue il saccheggio della dispensa e i quattro riescono a favorire finalmente di una colazione dolce, a suon di frollini, wafer alla fragola e (naturalmente) thè. Appena torna una barca i ragazzi e il ranger salgono a bordo e si dirigono nuovamente verso l’approdo della sera precedente nella speranza di vedere almeno qualche scimmia. Purtroppo ogni speranza si rivelerà vana. Si vedono solo nidi di oranghi in cima agli alberi, ma nulla più, nonostante facciano un giro più ampio del precedente. Tornati alla base per scaricare il malcontento i soci si concedono una nuotatina al volo, quasi a salutare il ranger, poi è tempo di tornare indietro intraprendendo le due ore di barca che Nicola avrebbe volentieri passato dormendo cullato dall’acqua ma che, ahilui, procedono a rilento a causa del pilota barcaiolo con la vera e propria passione di incagliarsi ogni due per tre chiedendo proprio a Nicola di aiutarlo con un remo. Arrivati a riva seguono le sei ore di auto e l’ultima cena al lodge, poi il gruppo va a letto presto visto che il giorno successivo avrebbe lasciato il Borneo di buonora.

12 agosto
La sveglia suona alle 4, tutti pronti a lasciare Banjarmasin per ritornare a Jakarta. I sentimenti sono tanti e viaggiano tra quello che hanno visto e quello che avrebbero potuto vedere, passando a cosa poteva forse andare diversamente, all’atteggiamento dei “padroni di casa” che cambia da un giorno all’altro. Eagle è ancora con i quattro soci fino a Jakarta, dove scatta loro una moltitudine di foto, si deve essere divertito parecchio ma è giunta l’ora di lasciarsi il Borneo alle spalle per dirigersi alla meta seguente, Carita beach.
Sono necessarie almeno 4 ore di auto, durante le quali i ragazzi sono impossibilitati di dormire a causa delle condizioni pietose delle strade. Appena arrivati incontrano Apud, l’organizzatore della seconda parte della vacanza, che mostra loro la sistemazione per quella notte: una sorta di casa-vacanza per i locali, arredata in maniera decisamente improbabile ma che almeno non puzzava di naftalina e aveva un water, meglio di niente. I ragazzi si concedono il pranzo in un ristorantino poco distante, poi decidono di riposare un attimo. Attimo che si tramuta in nemmeno il tempo di chiudere gli occhi e ci si sveglia con il sole che sta già tramontando. Tutti tranne Daniele che ha invece colto l’occasione per andare a tenere public relations con le locali trovate in spiaggia. Segue dunque una passeggiatina al volo lungo la baia, dove in corrispondenza di alcune baracche illuminate i quattro trovano svariati gechi, poi la scoperta di un tokai sul balcone dell’appartamento, il primo visto finora. Nicola, Daniele e Alberto decidono di andare a cercar animali e, torce alla mano, si incamminiamo verso un prato intravisto in macchina poco prima del loro arrivo. Trovano un ruscello che attraversa questo prato e un grosso Pseudobuf subasper che fa tanatosi , i tre decidono di risalirlo con la speranza di trovare qualche predatore arrivando fino ad un piccolo laghetto colmo di anfibi di ogni tipo che cantavano facendo un chiasso infernale. Niente rettili. Essendo passata ormai più di un’ora e mezza, e avendo promesso a Valentina che non sarebbero stati fuori più di mezz’ora, i tre decidono di tornare indietro per recuperare la donzella e partire alla volta del ristorantino con l’intenzione di cenare lì, per scoprire invece che i locali chiudono mooooolto presto. Mai paura! Il team APAEadventour decide di fare una spesa veloce in un minimarket, optando per un picnic in spiaggia.
Purtroppo però il fato è stato nefasto in quanto ha cominciato a piovere. La serata si è quindi conclusa con un pic nic in salotto della casa.

13 agosto
Alle 7.00 i bagagli sono pronti. Colazione al volo e si parte alla volta di Sumur, porto da cui salperanno per arrivare poi all’isola di Peucang, immersa nel Ujung Kulon National Park. Qui i ragazzi conoscono Atheno, che sarà la loro guida per i successivi tre giorni. Salgono in barca e si godono le due ore abbondanti di traversata, mitigate da un ottimo pesce grigliato, cucinato a bordo da Atheno e dal mozzo. Poco prima di sbarcare la barca si ferma in corrispondenza di una barriera corallina per offrire un’abbondante mezz’ora di snorkeling mozzafiato. Nicola rimane senza parole alla vista dell’isola: foresta secondaria, due tratti di spiaggia bianca, acqua cristallina, cinghiali e scimmie che si avvicinano all’acqua. Unico segno di presenza umana, il molo al quale attracca la loro barca.
In realtà scopriranno poi che i segni di presenza umana sono ben presenti: a una decina di metri dalla spiaggia, verso l’interno dell’isola, c’è un grosso spiazzo erboso, dove sono situati una decina di bungalow ed edifici vari. Quel giorno però, i quattro soci e i ranger sono gli unici ospiti del posto.
Altro spiacevole segno di presenza umana è dato anche qui da mucchi di plastica e rifiuti vari bruciati da poco, ancora fumanti, che attirano l’attenzione di cinghiali, varani e cervi che assaggiano incuriositi
L’obiettivo ultimo per l’ultima parte della vacanza diventa ora uno solo e cioè una foto che raffiguri contemporaneamente i 4 abitanti della spiaggia e dello spiazzo: cinghiale, cervo, scimmia e varano contemporaneamente. Per un paio di ore i ragazzi corrono su e giù per la radura per cercare di raggiungere l’obiettivo ma si fermeranno solo alle più disparate combinazioni di soli 3 animali. Sarebbe curioso sapere il pensiero dei ranger alla visione di questa scena.
Finito il tentativo di scattare la foto dei quattro animali, i ragazzi infilano gli scarponi e si addentrano nella foresta, guidati da un ranger che farà colpo su Valentina e dal buon Atheno. La meta è l’estremità opposta dell’isola, versante ovest, per vedere il tramonto sull’oceano.Il trekking dura un paio d’ore, durante le quali si vedranno una foresta meravigliosa, con alberi centenari, piante simbiotiche che abbracciano le prime per suggerne la linfa, radici aeree… uno spettacolo per gli occhi. Arrivati quindi sul versante opposto dell’isola giusto in tempo per assistere al tramonto i nostri soci osservano una spiaggia rocciosa, nella quale a causa della bassa marea si son formate migliaia di piccole pozze che brulicano di stelle marine, granchietti, paguri e piccoli pesci.
Comincia a farsi buio, e i ragazzi si rimettono in cammino per tornare al bungalow. La traversata in notturna viene accompagnata da centinaia e centinaia di piccole rane che continuano a saltare addosso ai nostri ragazzi. Cena in barca e la serata finirebbe qui. Il condizionale è d’obbligo perché Daniele decide di esplorare l’isola in direzione opposta a quella vista fino a prima. I 3 moschettieri dunque lasciano Valentina a riposare, calzano nuovamente gli scarponi, inforcano i ganci e si incamminano lungo la spiaggia. Dopo qualche centinaio di metri trovano un ruscelletto che sfocia in mare e decidono di risalirlo. In una pozza d’acqua salmastra, decine e decine di perioftalmi schizzano da una sponda all’altra quasi correndo sull’acqua, muovendo la coda ad una velocità impressionante. Sul fondo del ruscello, illuminati dalla torcia, risplendono poi migliaia di puntini rossi, occhi di piccoli gamberetti altrimenti invisibili che compongono il magro bottino della serata assieme a grossi paguri, una scolopendra di 20 cm e un geco non meglio identificato situato sulla stessa parete della scolopendra (la speranza era che non fosse diventato la sua cena) stanchi ma felici, i tre tornano al bungalow per la notte.
14 agosto
La giornata comincia con una bellissima sorpresa: per colazione Atheno fa trovare ai nostri ragazzi del pane tostato e della marmellata. Ormai abituati a colazioni a base di riso e banane fritte, per loro è stata una manna dal cielo. Salpano poi tutti con la barca e si dirigono verso Ujung Kulon national park, parco nazionale dell’Indonesia dove i quattro nutrono una minima speranza di trovare l’animale più criptico di tutta la vacanza: il rinoceronte di foresta. Il ranger demolisce anche il più insistente filo di speranza accompagnando i nostri soci lungo un sentiero battuto, solitamente percorso da turisti, poi, evidentemente notando il malcontento, il ranger che funge da apripista decide di puntare sull’ “offroad”, aprendo nuovi sentieri. Il termine “apripista” non è scelto a caso, in quanto il ranger, munito di machete, apriva varchi nella vegetazione di fronte al gruppo per permettere di passare oltre a palme dal tronco spinoso, foglie munite di veri e propri ganci appuntiti e piante dalle estremità affilate. Anche qui i ragazzi si imbattono in un fiumiciattolo (avvalorando ulteriormente l’ipotesi di trovarsi sul set di un videogioco tipo Far Cry) e immediata è la decisione di risalirlo il più possibile. Praticamente subito Daniele scorse un serpente in acqua, ma nella foga di avvicinarsi per fotografarlo sposta il fondale limoso, dal quale si alza una nube di fango che renderà torbida l’acqua, facendo perdere le tracce dell’animale.
La risalita del fiume continua per tutta la mattinata e per svariati km, Daniele e Atheno in infradito in acqua, il ranger, Valentina che tiene costantemente d’occhio Daniele, Nicola ed Alberto a costeggiano invece le rive del torrente. L’unico avvistamento degno di nota sarà dato da una montagnola di feci di rinoceronte, ancora fresche che consolano il team APAEadventour con la consapevolezza che questi elusivi animali sono presenti, anche se non hanno intenzione di farsi vedere.
Si fa presto ora di pranzo e i ragazzi decidono di tornare sui loro passi, in quanto alle sorgenti del fiume manca ancora oltre un km. Al ritorno riescono a vedere di sfuggita un Rabdophis chrysargos, posto a circa mezzo metro di altezza tra i rami di un cespuglio, alla loro vista questo però fugge rendendo impossibile anche solo fotografarlo.
Con l’amaro in bocca oltre alla gravissima perdita del gancetto portafortuna di Daniele, i quattro tornano alla barca, presso la quale li attende un lauto pranzo a base di pesce grigliato, per la gioia di Alberto. Il pomeriggio è libero e lo trascorrono in spiaggia a prendere il sole e a correre dietro a scimmie e varani. Spettacolare sarà il vedere un varano incamminarsi verso la spiaggia, per poi tuffarsi in acqua e nuotare con una grazia difficile da immaginare. La serata viene impegnata ripercorrendo il sentiero della sera prima, stavolta i ragazzi decidono di andare senza l’accompagnamento delle guide, nuovamente non incontreranno nessun rettile ma avranno la possibilità di vedere numerosi buceri appollaiati sui rami più alti, pronti per la notte.

15 agosto
Colazione in barca, poi a malincuore i quattro soci si lasciano alle spalle la meravigliosa isola di Peucang e partono in direzione di direzione Java. Dopo 2 ore di mare decisamente mosso arrivano presso la foce di un fiume che risalgono pagaiando in canoa per un paio di km. Di nuovo si trovano davanti a paesaggi mozzafiato, alberi altissimi, foresta rigogliosa, pesci che nuotano a pelo d’acqua. Gli avvistamenti della mattinata consisteranno in un grosso reticolato posto sulla biforcazione di un ramo di un albero, a circa cinque metri d’altezza, un gruppetto di gibboni che saltavano da un albero a un altro, e poi lui, il re del fiume. Superata un’ansa del fiume, a circa una ventina di metri di distanza, in tutti i suoi 3 metri di maestosità, c’era lui: Crocodylus porosus. Animale tanto possente quanto timido, che non ha infatti esitato a tuffarsi in acqua non appena ha notato la canoa che si avvicinava. Si concludono così gli avvistamenti del team, in quanto il resto del tempo verrà utilizzato solo per gli spostamenti: un altro paio di ore in barca per il porto di Sumur, durante le quali viene servito il pranzo, poi il pomeriggio intero è dedicato al viaggio in auto da Sumur a Carita beach dove i ragazzi salutano Atheno, e poi ancora fino a Jakarta, dove prendono alloggio in un albergo.
16 agosto
Amaro in gola per i nostri ragazzi che hanno la consapevolezza di avere il volo di rientro il pomeriggio, decidono di trascorrere la mattina passeggiando per il centro. Vanno nella piazza principale di Giakarta a vedere il “National monument”, una sorta di pinnacolo in cemento che ricorda un obelisco, poi danno via libera a Valentina che li trascina radiosa nel più grande centro commerciale di Giakarta, un mostro di 7 piani d’altezza e centinaia (se non migliaia) di negozi. Ora è il turno di Daniele di preoccuparsi dell’incolumità del portaf…della moglie! Dopo quest’ultimo momento di svago l’ora è giunta e i quattro soci tornano in albergo, chiudono le valigie per l’ultima volta e partono alla volta dell’aeroporto, salgono sul primo aereo e i pensieri volano agli ultimi dodici giorni e si proiettano al prossimo APAEadventour…