Herping APAE a Trieste
Herping APAE a Trieste, 16-17 aprile, 8 maggio 2016
La giornata di domenica ci ha visti svegli già all’alba, destinazione: la Riserva Naturale Regionale delle Falesie di Duino; un’area protetta che tutela una zona molto suggestiva, composta da un bosco, dalle falesie, e dall’area marina antistante.
Per quanto riguarda l’area boschiva le specie che si incontrano sono di tipo illirico-balcanica: carpino nero, frassino minore, acero trilobo e acero campestre, che si fondono con una pineta artificiale di pino nero. La parte esposta a sud invece, presenta una vegetazione di tipo mediterraneo, costituita prevalentemente da arbusti che crescono ai margini delle scogliere e attorno ai macereti: aree ideali per l’osservazione di rettili intenti a termoregolare!

L’area ospita specie, sia animali che vegetali, di grande pregio. Siamo infatti in una zona “di confine” tra i litorali bassi e sabbiosi del Triveneto e la costa alta e calcarea del Carso Triestino. Anche le specie animali presenti rispecchiano questo aspetto. Troviamo infatti in questa zona il limite di distribuzione occidentale di rettili come l’Algyroides nigropunctatus e il Telescopus fallax. Nella zona sono presenti anche biacchi (Hierophis viridiflavus), saettoni (Zamenis longissimus), lucertole come Podarcis muralis e Podarcis campestris. La presenza più rilevante è senza dubbio la vipera dal corno, Vipera ammodytes.
Imboccato di primo mattino il sentiero Rilke, siamo però stati penalizzati da un cielo coperto e un vento fresco, che certo ha scoraggiato l’attività dell’erpetofauna che speravamo di vedere.

Va detto anche che la presenza di centri abitati e strutture turistiche ai confini della riserva, porta una certa frequentazione del sentiero che costeggia le falesie, diminuendo così la possibilità di sorprendere rettili lungo lo stesso.
Nella seconda parte della giornata ci siamo spostati nella vicina Riserva Naturale dei Laghi di Doberdò e Pietrarossa. Ci troviamo qui nell’entroterra del Carso Triestino, si tratta infatti di una tipica zona carsica: colline calcaree erose dagli agenti atmosferici in macereti e rocce taglienti, vegetazione arbustiva e adatta ad ambienti xerici, cioè piuttosto aridi, ambiente ideale per numerose specie di rettili!
Al centro della valle troviamo un polje, l’unico in territorio italiano. Un polje è una zona pianeggiante in cui emergono risorgive di acque provenienti da fiumi situati più a nord, infiltratesi nel sottosuolo a causa della natura permeabile delle rocce calcaree. Caratteristica dei polje è l’estrema variabilità del regime idrico, normalmente la valle si presenta con un lento fiumiciattolo che descrive ampie e dolci curve prima di formare un piccolo laghetto, il tutto circondato da un esteso canneto che copre acque stagnanti. Quando però le piogge ingrossano i flussi sotterranei che alimentano le risorgive, il livello dell’acqua sale anche di alcuni metri, sommergendo tutta la valle.
Senza dubbio il paesaggio che ci siamo trovati di fronte dalla posizione sopraelevata del centro visite è suggestivo: la scarsa presenza antropica nella zona, le rocce taglienti battute dal sole, la vegetazione molto simile alla macchia mediterranea e l’intricata zona palustre sottostante danno l’impressione di trovarsi davanti ad una natura ancora selvaggia.

Imboccati i ripidi sentieri che si snodano lungo le alture della valle, complice anche il sole che tornava a farsi vedere, sono iniziati i primi avvistamenti. A farla da padrone sono state sicuramente le lucertole Algyroides nigropunctatus, con i loro bei colori, rosso cupo del corpo e testa azzurra; molto poco intimidite si sono infatti prestate ai nostri scatti.
Come già accennato, questa specie ha il suo areale di distribuzione nella zona balcanica, la zona del Carso Triestino costituisce il limite occidentale del suo areale di distribuzione.
Altra specie “di confine” che siamo riusciti a fotografare è la Podarcis melisellensis, lucertola distribuita esclusivamente nell’arida area costiera dei Balcani.
Oltre a questi lacertidi “esotici” abbiamo visto anche un esemplare di ramarro (Lacerta bilineata) sgusciare via tra i cespugli.
Non sono mancati incontri inaspettati, infatti abbiamo incontrato un grosso esemplare di Bufo bufo, di colore insolitamente chiaro, riparato dal caldo in un anfratto tra le rocce. Interessante anche l’avvistamento di alcuni esemplari di tritone punteggiato (Lissotriton vulgaris), sul fondo di piccole raccolte d’acqua piovana. Purtroppo non abbiamo sorpreso nessuna vipera, intenta a termoregolare sulle rocce, o tra i cespugli, nonostante l’ambiente naturale fosse apparentemente perfetto per i serpenti.
Paesaggio tipico della zona umida nel fondovalle
Siamo quindi scesi nella valle, dove abbiamo consumato il pranzo al sacco, abbiamo fatto sosta tra stagni di acqua cristallina e alberi maestosi, come querce e pioppi, adatti al terreno umido del fondovalle.
Qui abbiamo potuto apprezzare la presenza di numerosi insetti legati all’ambiente acquatico, come libellule, scorpioni acquatici (Nepa cinerea), ditischi e larve di tricotteri, con i caratteristici astucci costruiti con frammenti vegetali.
Sul bordo di un grosso stagno, alcuni girini, probabilmente di Bufo bufo. Sicuramente nel folto del canneto sarebbe stato possibile trovare altri anfibi, ma il terreno inzuppato d’acqua e la folta vegetazione ci ha impedito di addentrarci nella palude.

Sulla ripida via del ritorno siamo stati premiati con un incontro fortunato, in una raccolta di acqua piovana nuotava infatti un giovane esemplare di Natrix natrix.
Stanchi ma entusiasti del posto ci siamo avviati sulla strada di casa, ripromettendoci però di tornare presto!

Non è passato nemmeno un mese infatti, e il gruppo APAE ha fatto ritorno nell’area.
Infatti l’8 maggio, sempre di buon ora, siamo partiti alla volta di Doberdò, e una volta giunti nel punto prestabilito ci siamo incamminati lungo il sentiero, abbandonandolo presto per inoltrarci tra i folti cespugli e i gli instabili macereti che segnano i fianchi delle colline. Nel nostro percorso abbiamo incrociato trincee e resti di fortificazioni, l’area infatti è stata teatro di eventi bellici nel corso della Prima Guerra Mondiale e proprio seguendo questi sentieri siamo giunti al Castelliere: un punto sopraelevato, da cui si gode di una vista eccezionale sulla vallata.

Il Castelliere, antico villaggio fortificato, risalente all’età del bronzo, ma usato anche in epoca medievale, romana e durante la Prima Guerra, è costituito da una serie di ruderi e spesse mura realizzate con pietre a secco, in cima alla collina. Anche questo poteva essere un ottimo luogo dove trovare la Vipera ammodytes, che però non si è fatta vedere.
Abbiamo quindi iniziato la discesa verso la valle, passando per un interessante osservatorio militare, con le sue gallerie scavate nella roccia. Nel corso della discesa, passando tra rocce e arbusti, ancora una nutrita presenza di Algyroides nigropunctatus, interessante notare un esemplare che, nel tentativo di scacciarci o di difendere il suo territorio, si è esibito nell’arm waving, roteando nell’aria le zampe anteriori.

Scesi a valle abbiamo fatto un bell’incontro: aggrappato all’inferriata di una finestra di una costruzione abbandonata un serpente: si trattava di un bell’esemplare di saettone (Zamenis longissimus), arrampicatosi a diversi metri d’altezza, forse alla ricerca di prede.
Il tempo di ammirarlo e fargli qualche scatto e abbiamo tolto il disturbo.

La nostra spedizione, dopo una pausa ristoratrice e un caffè, si è rimessa in cammino, “circumnavigando” l’enorme canneto che cresce nella zona umida della valle.
All’ombra di grossi pioppi e salici un altro avvistamento: una Rana latastei si aggirava nel sottobosco.
Purtroppo era già ora di rientrare e, per il momento, abbiamo salutato la Riserva Regionale dei Laghi di Doberdò e Pietrarossa.

Che dire in conclusione? Sicuramente varrà la pena tornare nella riserva!
Le specie animali presenti sono molte, e solo perché non ne abbiamo vista qualcuna non vuol dire che non sia presente.
Oltre a natrix e saettone che abbiamo avuto la fortuna di vedere, sono sicuramente presenti nell’area ramarri, biacchi e vipere dal corno. Resta ancora da esplorare con attenzione la zona collinare, con la sua fitta rete di sentieri e i luoghi difficilmente accessibili per la presenza di fitta vegetazione arbustiva. Interessante sarebbe anche addentrarsi nel fitto canneto, che nasconde il laghetto formato dal lento flusso del fiumiciattolo.
Sicuramente sono presenti diversi altri anfibi: Triturus carnifex, Bombina variegata, Rana dalmatina…
Totalmente inesplorato (per noi) resta il versante opposto della valle e il vicino laghetto di Pietrarossa.
Quindi ci riserviamo altre visite, sperando di documentare l’avvistamento più ambito: la Vipera ammodytes!
Come nota finale ci sentiamo di fare una raccomandazione a chi volesse fare escursioni in questa zona:
come in tutte le zone frequentate da animali selvatici sono presenti le zecche, in agguato su fili d’erba e vegetazione. E’ risaputo che questi fastidiosi parassiti possono trasmettere infezioni; in particolar modo, nel carso è possibile incorrere in zecche infette dal batterio che causa la malattia di Lyme, una malattia dal decorso piuttosto serio che richiede anche mesi per guarire completamente. Per questo vi consigliamo di prendere le dovute precauzioni: utilizzare spray repellenti contro le zecche e altri insetti da spruzzare sul corpo, sui vestiti e sull’attrezzatura.
Indossare pantaloni lunghi; al termine dell’escursione controllare attentamente se si hanno zecche attaccate ai vestiti o sulla pelle. Una volta a casa lavare tutti i vestiti ad alte temperature e con disinfettanti come candeggina o simili. Trattare il materiale e l’attrezzatura non lavabile (scarponi, zaino, astuccio della macchina fotografica) con biocidi adatti, ad esempio Biokill o similari. Un’accurata doccia e un attento controllo del corpo (magari facendosi aiutare da qualcuno) per rilevare eventuali ospiti sgraditi, sono d’obbligo al rientro a casa!
In sintesi, ecco l’erpetofauna che siamo riusciti a documentare:
- Algyroides nigropunctatus
- Podarcis melisellensis
- Bufo bufo
- Lissotriton vulgaris
- Natrix natrix
- Zamenis longissimus
- Rana latastei