Rettili e anfibi sui colli Euganei (Padova)
a cura di Antonio Gandini
Sabato mattina (03/06/2017), alle 8.30 ci ritroviamo davanti a casa di Daniele Di Rosa (presidente A.P.A.E.) per dare inizio a questa sessione di herping (ricerca e osservazione di rettili e anfibi).
Partiamo subito alla volta dei colli nutrendo però poche speranze per via del gran caldo; infatti, contrariamente a quanto si crede, i rettili solitamente non gradiscono il caldo eccessivo e infatti sono maggiormente reperibili in zone dove vi è un misto di sole e ombra piuttosto che in zone assolate.
Parcheggiamo la macchina e ci dirigiamo su un sentiero alla ricerca di qualche serpente (in particolare vipere) ottenendo scarso successo, anche sollevando cortecce e massi (sotto i quali si trovano facilmente serpenti durante le ore calde).
Fastidiosa la presenza di Barbitistes vicetinus, una specie di ortotteri davvero enorme che saltando producevano un rumore simile a quello di un rettile che scappa).
Dopo un’oretta di ricerca senza aver trovato niente ci arrendiamo e ci dirigiamo verso un laghetto in cui è nota la presenza della tartaruga dalle orecchie gialle (Trachemys scripta scripta), una specie alloctona (invasiva) che sta via via aumentando di numero, togliendo così il territorio alla tartaruga palustre (Emys orbicularis), specie autoctona (originaria della zona) che invece sta progressivamente scomparendo.
È noto che la tartaruga dalle orecchie gialle (originaria del Nord America) si trova nel territorio italiano in seguito alla liberazione da parte di proprietari che, rendendosi conto delle effettive dimensioni che possono raggiungere e della variabilità della loro dieta, decisero di disfarsene rilasciandole nel territorio.
Queste tartarughe aumentarono rapidamente di numero in quanto le condizioni climatiche e ambientali sono ottimali per la loro prolificazione.
Infatti non appena raggiungiamo il laghetto, troviamo numerosi esemplari; in particolare una grossa femmina di dimensioni davvero notevoli intenta a riscaldarsi sull’argine.

L’A.P.A.E. lavora attivamente per catturare queste tartarughe invasive e per portarle in speciali centri di confinazione, dove le tartarughe non possono riprodursi data l’assenza di argini (infatti queste tartarughe depongono le uova in tane lungo gli argini di laghi e fiumi).
Rapidamente catturiamo la grossa femmina (che non la smetteva di scalciare e graffiarmi con gli unghioni) e tentiamo di catturare un’altra grossa tartaruga che invece non era interessata a farsi prendere e si dirige, dopo una mezz’oretta di continui agguati, verso il centro del laghetto.
Allarmante invece era la presenza di piccole tartarughe (alcune delle quali grandi quanto monete), segno che gli esemplari adulti si erano riprodotti con successo.
Dopo questa interessante esperienza ci dirigiamo verso uno stagno in cui speriamo di trovare delle bisce dal collare (Natrix natrix), serpenti semiacquatici molto comuni in tutto il territorio italiano, animali assolutamente innocui e non velenosi che spesso scappano alla sola vista dell’uomo e raramente mordono, purtroppo però, data la somiglianza nella colorazione e nel comportamento difensivo, vengono spesso scambiate per vipere e quindi uccise.
Una volta raggiunto lo stagno ci separiamo e dopo poco troviamo numerosi esemplari giovani di bisce dal collare che si dimenano tra le mani, si fingono morte (tanatosi), e si prodigano nel loro principale comportamento difensivo: emettendo delle secrezioni molto puzzolenti dalla cloaca!

Troviamo anche numerosissimi rospi comuni (Bufo bufo) appena metamorfosati, che inizialmente vengono scambiati per grilli; inoltre, sollevando un sasso, ho potuto notare anche una sanguisuga.

Successivamente ci avviamo verso uno stagnetto in cui sapevamo la presenza di tritoni e di altri anfibi; dopo una lunga scarpinata raggiungiamo lo stagno e ci fermiamo scrutando l’acqua ferma alla ricerca di qualche movimento.
Dopo qualche minuto avvistiamo una larva di salamandra pezzata (Salamandra salamandra) che sfuggiva a una larva di libellula che tentava di predarla; dopo numerosi tentativi riusciamo a prenderla e, dopo averla osservata e fotografata, la rilasciamo.

Dopo poco avvistiamo un ululone dal ventre giallo (Bombina variegata), una specie di rospo molto longeva (in natura raggiunge i 20 anni) dal ventre macchiato di giallo, che subito si esibisce nella caratteristica posizione difensiva di questa specie: inarcare il dorso e posizionare gli arti, il cui interno è macchiato di giallo; anche in questa specie, come in molte altre, il colore acceso è simbolo di tossicità, infatti l’ululone dal ventre giallo, come tutti i rospi, è dotato di speciali ghiandole che contengono una sostanza biancastra tossica, molto irritante per le mucose umane.

Sulla via del ritorno tentiamo nuovamente di catturare la tartaruga dalle orecchie gialle che ci era sfuggita in precedenza, ma senza successo.
Personalmente mi sono divertito molto e ritengo tutti gli animali avvistati molto interessanti.
Antonio Gandini
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