La fotocheratocongiuntivite

a cura di Giulia Agnolon
Si tratta di una condizione patologica che può colpire i rettili in cattività, piuttosto rara e per questo poco conosciuta, tuttavia da non sottovalutare e su cui è bene essere informati.
Consiste in un’infiammazione della cornea (cheratite) e della congiuntiva (congiuntivite) dell’occhio, in reazione ad un’eccessiva esposizione a radiazioni ultraviolette (fotoni) dannose, da cui il nome fotocheratocongiuntivite.
Nel corso degli anni ci sono stati in tutto il mondo molteplici casi di fotocheratocongiuntivite tra i rettili detenuti in cattività; tutti gli animali affetti erano stati esposti a lampade UVB di famosi brand (sia tubi neon che compatte, di varie percentuali di emissione) che sono poi state testate risultando difettose.
I sintomi della fotocheratocongiuntivite compaiono quasi subito, dopo 24 – 48 ore dall’installazione della nuova lampada. I rettili affetti inizialmente rifiutano di aprire uno o anche entrambi gli occhi e mostrano segni di sofferenza, sono molto letargici, non fanno basking e cercano riparo. Spesso è stata evidenziata anche totale inappetenza e nei casi peggiori si evidenzia un gonfiore alle palpebre con seri danni alla congiutiva e alla cornea. Rettili particolarmente sensibili quali i camaleonti possono mostrare lesioni a livello della cute, come vesciche o bruciature, di qualsiasi parte del corpo esposta alla luce.
É una patologia oculare presente anche nell’uomo ed è molto dolorosa, data la sensibilità della zona che colpisce. Se vedete che il vostro rettile ha anche solo uno di questi sintomi sopracitati ed avete appena messo una lampada UVB nuova nel terrario, rimuovetela subito e portate l’animale dal veterinario.
La rapidità di guarigione della cornea e dell’epitelio congiuntivale è inversamente proporzionale alla dose di esposizione. Se si agisce tempestivamente il recupero totale avviene in pochi giorni. Nel caso di una più prolungata esposizione alle radiazioni e di sintomi più gravi, i danni sono comunque tutti reversibili anche se il recupero è più lento; fortunatamente retina e cristallino non vengono danneggiati e quindi non si creano danni alla vista. Nonostante le alte possibilità di guarigione questa patologia non è assolutamente da sottovalutare, sono stati infatti registrati alcuni decessi da fotocheratocongiuntivite, in quanto tale condizione oltre a causare problemi agli occhi, porta l’animale a non alimentarsi e idratarsi più.
Uno studio del 2006 effettuato dagli esperti della UVGuide.co.uk su oltre 80 esemplari di rettili, ha evidenziato che tutte le lampade connesse a casi di fotocheratocongiuntivite presentavano un indice di emissione di ultravioletto eccessivo, nonché la radiazione che emettevano era fino a 9 volte più fotobiologicamente attiva di quella solare. A distanze ravvicinate, tutte queste lampade producevano livelli pericolosi di UVB. L’analisi spettrale ha in particolare dimostrato che generavano lunghezze d’onda tra i 275 e i 280 nm, emissione che rientrerebbe nell’UVC considerato che il limite dell’UVB nel sole naturale è 290 – 295 nm. Tutto ciò causato da un difetto di fabbricazione derivante dal tipo specifico di molecole di fosforo che erano state utilizzate per la fosforescenza delle lampade.
La produzione di UVB cosiddetta “non solare” sommata agli alti livelli di dannose lunghezze d’onda emesse dal fosforo utilizzato, è stata la specifica causa della fotocheratocongiuntivite da lampade.
Identificato il problema, le case produttrici hanno ovviamente provveduto a non ripetere gli stessi errori nelle successive produzioni, tuttavia sappiamo che il difetto di fabbrica può sempre capitare, infatti anche di recente si sono verificati problemi con alcune lampade, anche se parliamo di casi molto rari.
Fonti:
- Fances Baines, “Photo-Kerato-Conjunctivis in Reptiles”, Brtitish Veterinary Zoological Society, Proceedings November 2008.
- http://uvguide.co.uk/phototherapyphosphor.htm