a cura di Giulia Raissa Agnolon
Fornire una corretta alimentazione ai nostri anfibi e rettili può rappresentare un’impresa ardua. Le informazioni sull’argomento sono spesso confuse e per questo motivo la maggior parte degli errori che si fanno nell’allevamento riguardano proprio questo campo.
In questa guida alla scelta degli alimenti, passando attraverso i tre principali regimi alimentari, scopriremo quali sono i cibi più idonei, quali invece da limitare o evitare, al fine di promuovere il benessere dei nostri animali.
Prede vertebrate
Includono topi, ratti, volatili, conigli e pesci.
È importante fornire ai nostri animali prede intere e ben nutrite, oltre a variare la tipologia di preda (per quanto possibile in base alle dimensioni e alle necessità della specie da noi allevata).
Le prede intere forniscono amminoacidi essenziali e proteine di alta qualità da muscoli e organi interni, lipidi dai tessuti adiposi, vitamine e minerali dal fegato, minerali dalle ossa e possono considerarsi un alimento completo e bilanciato.
Alcuni fattori possono influenzare la composizione nutrizionale delle prede:
- Età e salute della preda: topi e ratti adulti e vecchi tendono ad essere obesi e contenere oltre al 50% di grassi, possiedono un maggiore contenuto calorico ed un minore contenuto nutritivo, rispetto a prede di peso equivalente ma più giovani. Nella pratica è quindi opportuno prediligere, a parità di peso, ratti giovani al posto di topi adulti, o conigli al posto di ratti adulti.
- Alimentazione della preda: eventuali prede denutrite o malnutrite sono carenti in proteine e grassi, poco nutrienti e anche poco caloriche.
- Tempi di conservazione: somministrare prede decongelate è sempre preferibile, sia per motivi etici che per motivi di sicurezza, ma ricordiamoci di mantenerle nel freezer per un periodo più breve possibile, poiché il tempo provoca il deterioramento dei nutrienti. Il limite massimo consigliato è di qualche mese; le prede che sono in congelatore da più di 6 mesi hanno perso sia parte dei loro nutrienti, ma anche odore e gusto e risultano poco appetibili per i nostri animali.
N.B.
Nel decongelare le prede per i nostri animali seguiamo le stesse regole per l’alimentazione umana: scongelare lentamente (prima in frigo e poi a temperatura ambiente) e non ricongelare mai! Una preda non consumata non può essere ricongelata, va buttata, a causa del rischio di proliferazione di batteri dannosi come i clostridi.
Attenzione alla scelta dei pesci, usati principalmente per alimentare testuggini acquatiche e serpenti con dieta specializzata. Anche in questo caso sono da preferire prede intere, se possibile. Sono da evitare i pesci grassi poichè ricchi di tiaminasi (antivitamina B1): sardine, aringhe, acciughe, merluzzo, sgombro, carpa, carassio. Sono invece consigliati come pesci di buona qualità (a basso tenore di tiaminasi) i piccoli pesci di acqua dolce come il rutilo (gardone), la scardola, il gobione, ed alcuni tropicali come i guppy, il danio e il latterino.
Prede invertebrate
Di queste ce n’è una grande varietà a nostra disposizione, eppure tendiamo a somministrare sempre lo stesso tipo di insetto.
Le prede invertebrate, in quanto tali, sono prive di scheletro osseo, e di conseguenza sono carenti in calcio (in genere meno dello 0.2%). Sono inoltre anche caratterizzate da un rapporto Ca:P sfavorevole. Motivi per cui non possiamo considerare gli insetti un alimento completo per i nostri animali, ma si rende invece necessaria l’integrazione calcio e vitamina D3.
La qualità nutritiva delle prede invertebrate dipende strettamente da come sono a loro volta alimentate. È quindi importante effettuare il gut loading nelle 24-48 ore prima della somministrazione. Il gut loading, che significa letteralmente “caricamento dello stomaco”, consiste nel nutrire adeguatamente gli insetti in modo da renderli maggiormente nutrienti, al contrario sarebbe come andare a fornire un esoscheletro vuoto, con il rischio di provocare delle carenze nutrizionali ai nostri anfibi e rettili.
Possiamo considerare le seguenti come prede invertebrate idonee a costituire la dieta base, da selezionare il base alla specie ed alla taglia dei nostri animali:
Sono invece da considerare come alimenti complementari, da fornire solo con moderazione:
- Tarme, kaimani, buffalo worms: notoriamente troppo chitinosi. La chitina per essere digerita richiede enzimi specifici, di cui rettili e anfibi sono scarsamente dotati, ecco perché somministrare come dieta base questo tipo di insetti significa mettere a dura prova il sistema digestivo dei nostri animali. A ciò si aggiunge che tali insetti sono anche di scarso valore nutritivo in quanto grassi e ricchi di fosforo.
- Camole del miele: da liminare perché eccessivamente grasse.
- Pezzi di carne: possono essere forniti a rettili onnivori ma con la consapevolezza che stiamo dando un cibo incompleto e che quindi va adeguatamente integrato (ha quindi poco senso).
- Uova: rettili onnivori come i tegu le gradiscono molto, ma il problema delle uova è che si trovano principalmente non fecondate e queste sono povere di biotina (vitamina H) e ricche di antibiotina (avidina), motivo per cui se ne consiglia una somministrazione solo eccezionale.
Variare è importantissimo per rettili e anfibi insettivori. Mentre nel caso delle prede vertebrate è più facile trovare in una sola preda tutto ciò di cui ha bisogno l’organismo, come una sorta di “piatto unico”, gli invertebrati sono invece generalmente poco nutrienti, per questo è importante variare spesso il tipo di prede. Ma attenzione: si potrebbe quindi essere portati a pensare che nutrire un sauro insettivoro con roditori potrebbe essere la soluzione per dargli tutti gli elementi nutritivi di cui ha bisogno. Questo è in realtà completamente sbagliato, in quanto se la specie in natura si nutre principalmente di insetti il suo metabolismo sarà ben adattato a quel tipo di alimentazione. L’eventuale somministrazione di topi può provocare un affaticamento del fegato ed altri problemi legati ad una dieta iperproteica e costituita dalla tipologia proteica sbagliata.
Vegetali
Siamo portati a pensare che se un rettile è erbivoro, o quanto meno per parte della sua dieta, può cibarsi di qualsiasi tipo di pianta, verdura o frutta, purché commestibile. In realtà le diverse specie erbivore hanno delle diete piuttosto specializzate che dipendono sostanzialmente dal loro habitat di origine, ovvero da ciò che trovano in natura. Le specie deserticole si cibano prevalentemente di vegetali a foglia con basso contenuto idrico, talvolta di cactacee e succulente. Per queste specie la somministrazione di frutta è decisamente da evitare, seppure la gradiscano tantissimo non hanno gli enzimi digestivi necessari alla corretta scissione e assimilazione degli zuccheri della frutta, che una volta nell’intestino del rettile va a fermentare molto rapidamente portando al rischio di acidosi lattica e diarrea. Al contrario, rettili erbivori provenienti da habitat tropicali tollerano meglio la frutta, ma questa non riveste quasi mai una parte importante del loro regime alimentare.
Un caso a parte è quello di alcune specie di gechi diurni che, sebbene possano essere considerati insettivori, si alimentano, a seconda della disponibilità in natura, anche di nettare e frutta (che in cattività vengono rappresentati principalmente dai cosiddetti “papponi”).
I vegetali più idonei all’alimentazione dei rettili erbivori sono per la maggior parte piante spontanee ed erbe di campo, poiché si avvicinano maggiormente all’alimentazione naturale degli animali e presentano un ottimo rapporto Ca:P.
Altri vegetali altrettanto validi:
Sono invece da evitare, o somministrare eccezionalmente:
- Le lattughe, poiché troppo acquose e scarsamente nutrienti.
- Gli ortaggi (pomodori, cetrioli, peperoni, zucchine…), molto lontani dal regime alimentare naturale.
- La frutta, per i motivi sopracitati, di incompatibilità con il sistema digestivo di molte specie erbivore.
N.B.
Facciamo sempre attenzione a quello che somministriamo: alcune piante considerate commestibili contengono in realtà dei fattori antinutrizionali. Ad esempio le piante della famiglia delle brassicacee (spinaci, broccoli, cavoli…) sono ricche di ossalati: sali instabili che nell’organismo si legano al calcio sottraendolo al metabolismo. Le piante della famiglia delle fabacee (soia, erba medica, acacia) sono ricche in saponine: sostanze che se assunte in grandi quantità arrecano danni ai globuli rossi ed alle membrane cellulari. Se invece raccogliamo erbe spontanee, ottime per l’alimentazione dei rettili, facciamo però attenzione a dove le cogliamo, in particolare per la presenza di pesticidi e diserbanti.
Fonti:
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Mader D., Divers S., 2005. Reptile Medicine and Surgery. Ed. Elsevier
-
Noel V., 2017. L’alimentation des reptiles. ReptilMag – Les manuels. Ed. Animalia
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